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di Luigi Nicolosi

Napoli – Auto-ferrivecchi smantellate in spregio a ogni normativa ambientale e pronte a essere smaltite all’estero. Blitz della Finanza al Porto di Napoli e nel quartiere Gianturco, sotto sequestro finiscono 72 tonnellate di rifiuti speciali.

A entrare in azione, poco dopo le 6,30 del mattino, i militari del Secondo gruppo Napoli diretti dal comandante Emilio Vitale. In particolare, nel corso di un’attività ispettiva effettuata all’interno dello scalo partenopeo, gli investigatori delle Fiamme gialle hanno deciso di passare al setaccio il furgone guidato da un magrebino. Le cattive sorprese non si sono fatte attendere. Il veicolo, che in quel frangente era appena sbarcato dal traghetto giunto da Palermo, trasportava infatti un consistente carico di rifiuti speciali e pericolosi: parti meccaniche provenienti da automobili di diverse marche, motori non bonificati e trasudanti olio, lamierati e altri rottami di varia natura. Il tutto, neanche a dirlo, senza alcuna bolla di accompagnamento per il trasporto. Individuato il primo anello della catena, i finanzieri hanno quindi proseguito le indagini.     

Grazie a una serie di indizi raccolti sulla scena del sequestro, le Fiamme gialle sono riuscite a risalire a un’area di sosta situata nel vicino quartiere Gianturco. Una sorta di autorimessa che non soltanto avrebbe dovuto accogliere i “ricambi” in arrivo dal Porto, ma nella quale erano già in azione altri tre nordafricani, tutti intenti a scaricare da un secondo furgone rifiuti speciali per trasferirli su un container destinato quasi sicuramente all’esportazione verso altri Paesi. Pesante il bilancio dell’operazione: sotto sequestro 72 tonnellate di rifiuti speciali, due furgoni e quattro container – tutti riconducibili alla banda – mentre i quattro extracomunitari sono stati denunciati alla Procura della Repubblica per gestione non autorizzata di rifiuti. Sull’episodio la magistratura inquirente dovrebbe aprire a breve un fascicolo. L’obiettivo diventa adesso quello di circoscrivere l’intera filiera.