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Napoli – Il quartiere era cinto d’assedio dalle forze dell’ordine. Dentro casa gli affiliati quelli ai domiciliari e dalle finestre affacciate tante donne, alcune vedove di camorra. Mentre carabinieri, polizia e guardia di finanza pattugliavano palmo a palmo tutta la zona c’era chi scattava foto. Poi i giornalisti e gli operatori delle testate giornalistiche e i cani antidroga, tantissimi. Poi in lontananza, nel cuore di Scampia, da lontano una macchina fiammante, bianca, tirata a lucido. A terra un tappeto rosso. Poi piante ai lati di un palazzo popolare malandato. Era una sposa vestita di bianco con una fitta trama merlettata che aspettava il fotografo che la immortalasse nel momento preciso del taglio del nastro.

Il suo sogno, quello da bambina, era appena iniziato ma tutto attorno c’erano i lampeggianti e uomini in divisa con i mitra spianati. Un giorno che lei non dimenticherà facilmente, così come non dimenticherà quelle decine di auto che cinturavano l’edificio dove all’interno abitava un pregiudicato di spessore. Il padre della sposa braccio a braccio a sua figlia, la mamma in lacrime, il fotografo scattava, lei che piangeva di commozione e alcuni dei residenti che prendevano a parole le forze dell’ordine. È stata così la giornata a Scampia con decine e decine di persone a cui il blitz ha dato fastidio, che proprio non sopportavano quella presenza di forze dell’ordine attorno e che non volevano i militari, la polizia e la finanza. Perché lì, in quell’aria è ancora fortissima la presenza della camorra che ancora supplisce all’assenza dello Stato in tantissime cose. Lo raccontano i pentiti, gli atti processuali, lo raccontano i fatti concreti: c’è l’assistenza alle vedove, quella alle famiglie dei carcerati e al carcerato stesso. C’è la collaborazione in caso di lutto, c’è “lavoro” per i giovani presi come vedette e come pusher. La camorra in quella zona detta ancora legge perché purtroppo affonda le radici nel degrado.