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Napoli – «Basta, ciao Napoli». Poche parole per un messaggio sibillino che non lascia presagire nulla di buono. L’imprenditore Gino Sorbillo, dopo la valanga di critiche che gli è piovuta addosso in questi ultimi giorni, sembra mostrare i primi segni di insofferenza lasciando intendere di essere pronto a passare la mano. Il celebre pizzaiolo è stato infatti destinatario di durissimi attacchi dopo la notizia emersa all’indomani dei tre arresti di altrettanti estorsori del clan Mazzarella. Dall’indagine è infatti emerso che, con molta probabilità, il destinatario dell’attentato dinamitardo del gennaio scorso non era lui, bensì la famiglia titolare del locale “Pizza e pummarol”. Da qui l’accusa di aver strumentalizzato la vicenda a proprio favore pur non avendo mai subito in precedenza minacce o richieste di denaro. 

Sul punto, l’imprenditore non fa mistero di tutta la propria indignazione e affida alla propria pagina social un lungo e articolato sfogo: «Essere preso di mira volgarmente – spiega Sorbilloanche da chi fa frequentemente uso di droghe che fanno lievitare gli introiti della malavita è un paradosso». Il maestro pizzaiolo entra quindi nel merito dell’accaduto e, soprattutto, delle successive indagini: «La persona, mio dipendente, che mi contattò dopo circa 39 ore, per riferirmi al telefono una cosa che aveva sentito dire ha chiamato subito l’ispettore capo di polizia del commissariato Decumani per riferire quello che sapeva. E quindi era tutto ok per me. La notizia non era rimasta segreta, è stata addirittura intercettata, spettava a loro verificarla. Ma allora il problema qual è? Non spetta a noi verificare l’attendibilità delle notizie. Dovevamo fare tanti post in continuazione sui social per comunicare al mondo intero tutte le confidenze che ci venivano fatte? O dovevamo chiamarvi uno ad uno? Qualcuno preposto a farlo ci aveva confermato, anche dopo giorni che quella indiscrezione, che il lancio della bomba poteva essere attendibile? Sapete quante cose mi hanno riferito in questi mesi? Tantissime!».
 
A questo punto arriva l’attacco conclusivo: «Per il titolo virgolettato di un solo quotidiano che a distanza di quasi sei mesi e mezzo di totale silenzio afferma “Gino Sorbillo sapeva che non era per lui la bomba, perché era stata lanciata sul balcone”, che però dista stranamente almeno sette metri dal punto in cui è esplosa, vogliamo mettere la “carne sotto e i maccheroni sopra”? Ma si sta scherzando? Perché non si vede bene il video di quella notte, in cui si nota che nessuna bomba è stata lanciata sul balcone così distante? Forse perché le persone che fanno uso di droghe non vedono bene? Il vostro problema in fondo è l’invidia? A quanto pare si».