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“Sono stato una trentina di volte al pronto soccorso, ho la retina inguaiata, il naso tutto storto, gli zigomi infranti, le braccia ferite. Almeno cento volte sono stato malmenato. Io le prendo, ma non sto zitto. A volte mi sento un po’ Gandhi”. Lo spiega al Fatto quotidiano Francesco Emilio Borrelli, deputato di Avs che vive sotto scorta a causa delle sue denunce pubbliche, soprattutto tramite social, contro la camorra e le occupazioni abusive di case popolari da parte dei dei clan.
Non sono moralista, non sono giustiziere. Voglio la legalità, voglio vedere vincere lo Stato e perdere i lazzaroni, come si dice a Napoli – prosegue -. Io documento tutto e con i social vivo la mia esperienza politica e civile. I social ti fanno vincere battaglie che sembrano perse, perchè la telecamera è l’estrema difesa contro i camorristi che trasformano la realtà e con l’intimidazione arrivano a farla trasformare anche agli incolpevoli”.
Per colpirlo lo chiamano onorevole Sputtanapoli. “Un modo per dire che le mie battaglie sporcano il volto della città. Ma io sporco soltanto le facce sporche – conclude -. La città è preda di un vizio antico e per me insopportabile: la legalità le riesce insopportabile”.