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Napoli – Omicidio “dello zainetto”, nuova doccia gelata per i quattro presunti killer del clan D’Amico. La Corte di Cassazione, accogliendo la linea investigativa della Dda di Napoli, ha deciso di confermare tutte le ordinanze di custodia cautelare in carcere che il 4 maggio scorso avevano colpito il gruppo di fuoco dei “Gennarella”, ritenuto responsabile dell’assassinio di Luigi Mignano, il ras del rivale gruppo Rinaldi trucidato il precedente 9 aprile a due passi dalla scuola elementare del rione Villa di San Giovanni a Teduccio.

Gli ermellini della Prima sezione hanno rigettato i ricorsi avanzati dal collegio difensivo, il quale aveva in tutti i modi provato a ottenere un esito favorevole facendo leva sulla presunta inutilizzabilità di alcune intercettazioni realizzate con un software spia, il cosiddetto trojan, sul cellulare del giovane boss Umberto D’Amico, da poche settimane diventato collaboratore di giustizia, ma anch’egli indagato nell’ambito della stessa inchiesta in quanto mandante del delitto.

La Cassazione ha però ritenuto corretto l’operato del pubblico ministero e del gip del Tribunale di Napoli. Da qui la decisione di rigettare i ricorsi delle difese. Si profila dunque ancora una lunga detenzione per i presunti killer Ciro Rosario Terracciano, Umberto Luongo, Salvatore Autiero e Gennaro Improta, tutti a vario titolo accusati di aver preso parte alla fase esecutiva, oltre che preliminare, dell’atroce delitto. Nel raid costato la vita a Luigi Mignano, vale la pena ricordarlo, rimase ferito, seppur non gravemente, anche il figlio Pasquale e il figlioletto di quest’ultimo. La clamorosa sentenza di morte, “emessa” in pieno giorno e a pochi metri da una scuola elementare, è stata da subito inquadrata dagli inquirenti nell’ambito dell’eterna faida tra i clan Reale-Rinaldi, cartello al quale apparteneva la vittima, e i Mazzarella-D’Amico.