- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Raccogliere dati e informazioni utili sui potenziali fattori di rischio inerenti alla matrice ambientale, responsabili della genesi del cancro nella popolazione canina ed umana: è questa la finalità dell’“Indagine di Oncoepidemiologia comparata” sulla possibile correlazione tra ambiente e tumori nei cani e nelle persone, presentata all’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori Fondazione “Giovanni Pascale” di Napoli.
Lo studio è promosso dall’Istituto e dal Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università “Federico II”. Il progetto, si legge in una nota, si propone l’obiettivo di indagare i principali fattori di rischio inerenti alla matrice ambientale, responsabili della genesi del cancro nella popolazione canina ed umana, come ad esempio l’esposizione a pesticidi, tossine, metalli pesanti, fumo di tabacco passivo.
L’ambiente – afferma il direttore scientifico del polo oncologico, Alfredo Budillonrisulta essere sempre più implicato nella genesi del cancro anche se l’associazione cancro e ambiente non gode di esclusività essendo questa malattia multifattoriale e dipendente da altre variabili. La condivisione di spazi e ambienti della specie canina e umana comporta l’esposizione agli stessi inquinanti ambientali”.
L'”Indagine di Oncoepidemiologia comparata” consiste in un questionario on-line a partecipazione volontaria e completamente anonimo, rivolto a tutti quelli che posseggono o che hanno posseduto un cane. Potranno partecipare sia i possessori di cani (attualmente o in passato) affetti da cancro, che persone affette da cancro con un animale in famiglia. Il questionario è scaricabile dal sito web della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università del Queensland, partner del progetto.

La malattia neoplastica nel cane e nell’uomo – dice Orlando Paciello, docente di Anatomia patologica – in molte circostanze si caratterizza per la stessa manifestazione clinica, potenziale metastatico e instabilità genomica. La principale differenza sta nella latenza, essendo minore nel cane. Se riusciamo a capire che tipo di esposizioni sono implicate in modo diretto nel meccanismo di carcinogenesi dei cani, allora possiamo applicare misure di prevenzione e screening negli stessi e nell’uomo”.