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Solido e divertente. Il Napoli di Spalletti sta conquistando i tifosi a suon di prestazioni ben più di quanto dica il recente ruolino. E’ infatti vero che gli azzurri hanno collezionato una sola vittoria nelle ultime quattro gare, vedendo avvicinarsi l’Inter alle loro spalle, ma lo è altrettanto che i fattori che hanno determinato i due pareggi con Sassuolo e Verona, oltre alla sconfitta con i meneghini, sono stati fortunosi e in molti casi addirittura discutibili. 

I partenopei viaggiano a un ritmo di quasi due punti e mezzo a partita, hanno collezionato ben 11 successi in 15 gare e vantano la miglior difesa del campionato, l’unica a non aver ancora raggiunto la doppia cifra per gol incassati quando mancano una manciata di giornate al giro di boa. Sono cifre da capogiro che tuttavia non racchiudono la più bella tra le sensazioni trasmesse al pubblico napoletano: un amore folle per la maglia e per la città. Già, perché è evidente che la piazza si sia innamorata già completamente di questo Napoli e del suo atteggiamento, e che questo sentimento sia abbondantemente ricambiato (si vedano le esultanze e le reazioni dopo un mancato successo, genuinità allo stato puro). Merito delle prestazioni, certo, ma anche di un’affezione alle questioni del popolo, di un carattere sbarazzino e di una gestione concreta dei momenti critici. 

Lo ripetiamo, non ingannino i recenti risultati meno positivi che hanno contornato la splendida vittoria contro la Lazio nella notte dell’omaggio a Diego Armando Maradona. Del resto basta puntare la lente di ingrandimento sui vari match per avere un quadro limpido della situazione. Ogni circostanza è stata viziata da un evento sfortunato o avverso, come ad esempio nel caso della sfida contro il Verona, quando un palese fallo da rigore su Osimhen non è stato ravvisato da Ayroldi. E anche contro l’Inter, al netto dei meriti della squadra di Inzaghi, non si può mancare di sottolineare che la gara è stata condizionata ampiamente dai cartellini: sia i gialli precipitosi sventolati nel primo tempo sotto il naso di Osimhen, Rrahmani e Koulibaly, che il rosso mancato, peraltro parecchio evidente, non comminato a Dzeko prima dell’assalto finale azzurro. Senza contare che dal terreno di San Siro lo stesso Osimhen è uscito dal campo vittima di un infortunio che lo terrà fermo per diverse settimane.

Nemmeno la gara con il Sassuolo passa inosservata quanto a iella. Nel giro di venti minuti un Napoli rimaneggiato e in piena emergenza viene punito da situazioni episodiche che compromettono una gara fino a quel momento in pieno controllo. In vantaggio di due reti, la squadra di Spalletti prima incassa il 2-1 di Scamacca, poi è costretta a far fronte all’infortunio do Koulibaly (altra tegola, a proposito di sfortuna: out un mese) e infine si vede raggiungere da un gol di Ferrari nato da una punizione colpevolmente invertita dal direttore di gara Pezzuto, che a un passo dal triplice fischio aveva anche convalidato il gol del sorpasso a Defrel nonostante un fallo plateale di Berardi su Rrahmani. E solo l’intervento del Var ha evitato la beffa nella beffa. 

Finita qui? No, perché anche nella quarta e ultima gara ‘non vinta’ da questo Napoli c’è un’ombra bella lunga. Il riferimento è alla gara con la Roma giocata all’Olimpico lo scorso 24 ottobre. Se Massa avesse visto il fallo da rigore su Anguissa anche in quel caso il Napoli avrebbe avuto l’opportunità di vincerla dagli undici metri. Così non è stato, ma gli azzurri sono stati bravi a voltare subito pagina trovando sempre più certezze. E’ da queste che nonostante gli acciacchi, gli imprevisti e le ulteriori sciagure legate all’infermeria e ai fattori esterni, Spalletti dovrà ripartire per centrare un’altra grande prestazione con l’Atalanta. Il popolo napoletano è esigente ma certe sa vederle benissimo: Luciano da Certaldo ha già plasmato un gruppo granitico, in cui tutti si sentono titolari. Condizione essenziale per vincere in campo e fuori: contro avversari, iella e altre ambigue avversità.