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Napoli – Lutto e preoccupazione, sono questi i due stati d’animo che albergano nei pensieri del sindaco Luigi de Magistris a pochi giorni di distanza dal brutale omicidio del carabinieri napoletano. Il primo cittadino, nel consueto post social del lunedì, espone in maniera dettagliata la propria posizione lanciando un duro atto d’accusa nei confronti del ministro Salvini, indicato come il regista di una strategia finalizzata a far scattare una “deriva autoritaria nel Paese“.
 
In questi giorni – premette il sindaco – tutti sono rimasti turbati dall’atroce assassinio, avvenuto a Roma, del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, del quale oggi si celebrano i funerali a Somma Vesuviana. Ai familiari ed all’Arma dei carabinieri le condoglianze più profonde. Ancora una vittima di una violenza brutale, esagerata, per certi versi inspiegabile. Nel nostro Paese sta crescendo progressivamente un preoccupante clima di odio e di violenza: nelle strade, nelle case, nei luoghi di lavoro, sui social. Quando il destino di un Paese comincia ad essere condizionato da ondate di odio e di violenza non possiamo pensare alla sicurezza come un tema demandato solo alle forze di polizia. Tutti debbono riflettere, confrontarsi ed agire. Nessuno escluso. Famiglie, scuola, società, istituzioni. La Politica in questo momento è complessivamente troppo intossicata da veleni e tossine”. Ed è a questo punto che de Magistris entra nel merito della questione: “La stessa direzione politica delle forze di polizia è affidata a un uomo politico che lavora scientemente per far piombare il Paese sull’orlo di un conflitto sociale e civile per poi presentarsi quale l’uomo forte a cui concedere poteri speciali. La democrazia, ad esempio, è forte e robusta se ha la capacità e gli strumenti per assicurare i responsabili dei reati alla giustizia e nel nostro Paese non mancano certo donne e uomini all’altezza di questo difficile compito, talvolta una missione assai rischiosa”. Parole dure, che denotano tutti i timori del sindaco in merito agli eventuali scenari futuri: “La democrazia, invece, scricchiola fortemente se un ministro dell’Interno applaude al fatto che un ragazzo fermato negli uffici di una caserma sia tenuto in manette e soprattutto bendato; se un ministro dell’Interno impugna un mitra e favorisce e stimola la discriminazione e l’odio razziale; se un ministro espone l’Italia agli occhi del mondo quale un Paese che sta smarrendo il volto umano e che lascia morire senza pietà persone in mezzo al mare; se un ministro incita a non rispettare regole ed etica che stanno alla base della non violenza, le cui fondamenta reggono sull’onestà e sulla moralità pubblica. Con queste e altre condotte il responsabile politico del Viminale sta contribuendo ogni giorno a rendere il nostro Paese sempre più insicuro e meno coeso”. Per l’ex pubblico ministero de Magistris non tutto è però perduto: “L’Italia avrebbe bisogno, invece, di un ministro dell’Interno e di un Governo che facciano della sicurezza democratica un obiettivo prioritario. Purtroppo tutto questo non è frutto di politiche solo improvvisate ed influenzate dai gradimenti dei likes, ma il tutto appare determinato da una regia che vuole creare le condizioni per la realizzazione di una svolta autoritaria, anche al fine di nascondere i fallimenti di politiche economiche e finanziarie che hanno creato disuguaglianze economiche e sociali e condizioni diffuse di grandi fragilità. Il sistema è malato e non ha gli anticorpi, si tratta ora di capire se il popolo, quanta parte di popolo, e la parte sana delle Istituzioni, riusciranno a mettere in circolo rapidamente gli anticorpi necessari per la tenuta democratica del Paese che si fonda sui principi di libertà, uguaglianza, fratellanza e giustizia sociale”.