- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Napoli – Quanta strada aggio fatto pe’ sagli’ sta furtuna mmiez’ ‘a gente distratta io nun ero nisciuno, quanta notte scetato pe’ scala’ chillo muro mmiez’ ‘e figli scurdato aggi’ appiso ‘a paura”. I ‘versi’ di uno dei suoi più grandi successi (Senza giacca e cravatta) presentato al Festival di Sanremo nel 1999 sono stati i più citati da docenti e studenti per raccontare ‘l’esempio pedagogico’ dei testi e delle canzoni di Nino D’Angelo celebrato dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (video integrale dell’incontro su https://www.facebook.com/25058359022/videos/347619457159157) , in occasione della presentazione del suo nuovo progetto “Il poeta che non sa parlare” (libro, disco e tour).

Rigorosamente ‘senza giacca e cravatta’ lo scugnizzo di San Pietro a Patierno (dove campeggia dallo scorso anno il murales dedicatogli da Jorit) ‘salito’ in cattedra al Suor Orsola, uno degli Atenei italiani di maggiore prestigio e tradizione nel settore degli studi pedagogici, non ha nascosto la sua emozione. “Non so se merito di essere ‘studiato’, ma questa scelta accademica mi inorgoglisce molto e premia 45 anni di duro lavoro e soprattutto la mia evoluzione culturale degli ultimi 20 anni”.

Per l’ex caschetto d’oro (“ricorderò sempre quegli anni con grande affetto e non rinnegherò mai quella prima stagione della mia carriera in cui ho fatto riscoprire al grande pubblico la musica napoletana d’amore”) la svolta c’è stata nel 1998 con il David di Donatello come miglior musicista e il Nastro d’argento per la miglior musica con la colonna sonora del film di Roberta Torre “Tano da morire”. In quel momento, come ha raccontato Nino D’Angelo agli studenti dell’aula magna del Suor Orsola, “ho capito che potevo fare di più, volare più alto anche a livello culturale”.

“Con questa giornata di studi abbiamo voluto dimostrare che attraverso la musica e attraverso i linguaggi divergenti si possono lanciare tanti messaggi pedagogici fortemente incisivi come dimostra il caso di Nino D’Angelo che, attraverso la sua musica, è riuscito a dare voce anche a chi non ha voce, come i tanti giovani delle periferie, trasmettendo il messaggio che anche se si nasce ‘da ultimi’ si può poi arrivare primi”. Nelle parole di Fabrizio Manuel Sirignano, professore ordinario di Pedagogia generale e presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione primaria dell’Università Suor Orsola Benincasa, c’è il senso dell’iniziativa promossa dal Suor Orsola nel corso della quale testi, sonorità e linguaggi della musica di Nino D’Angelo sono stati analizzati sotto diverse angolazioni disciplinari con gli interventi dei pedagogisti, come il direttore del Dipartimento di Scienze formative, psicologiche e della comunicazione del Suor Orsola, Enricomaria Corbi, di un antropologo di fama internazionale come Marino Niola, di un medico studioso di linguaggi musicali come Massimiliano Sirignano, di un grande artista come Jorit e di un musicologo appena celebrato al Festival del Cinema di Venezia come Pasquale Scialò.