La Rete dei Comuni per l’acqua pubblica torna a chiedere l’immediata conclusione del trasferimento delle quote azionarie del gestore Gori SpA, come primo fondamentale passo per la ripubblicizzazione del servizio idrico, dopo ben tredici anni di commissariamento del disciolto Ente d’Ambito Sarnese Vesuviano. In questi anni i comitati civici e la Rete dei Comuni hanno costantemente denunciato l’assurda condizione di commissariamento, che secondo la Legge regionale n. 15 del 2015 sarebbe dovuto terminare entro sei mesi, invocando la restituzione delle quote del 51% di Gori alla piena disponibilità dei Comuni, quali unici legittimi titolari, individuando un modello di controllo pubblico, trasparente e partecipativo. Su richiesta degli stessi, il 23 febbraio 2023 il Consiglio di Distretto Sarnese Vesuviano deliberò all’unanimità la costituzione di un tavolo tecnico con la Regione Campania, finalizzato alla predisposizione dei provvedimenti previsti dalla legge e, in particolare, alle modalità e ai criteri per il trasferimento ai Comuni delle quote societarie di Gori.
Da quella data, però, non è stato fatto alcun passo in avanti per costituire il tavolo, nonostante fosse stato richiesto a gran voce da tutti i rappresentanti degli enti locali. Successivamente, il 3 ottobre 2024, con decreto del presidente della Giunta regionale, è stato nominato il nuovo Commissario unico liquidatore, Giuseppe Parente, che a sua volta ha individuato come subcommissario Luca Mascolo, attuale presidente dell’Ente Idrico Campano, prorogando ancora una volta un incomprensibile e antidemocratico commissariamento. I consiglieri distrettuali Antonio Basile, Bernardo Califano, Giovanni Maria Cuofano, Ida Dello Ioio, Salvatore Di Sarno, Cosimo Ferraioli, Nicola Fortunato, Franco Gioia e Massimo Pelliccia provano a dare uno scossone a tutti gli amministratori locali, richiedendo la convocazione di un’apposita seduta del Consiglio di Distretto, che si terrà il 6 maggio, per formalizzare un percorso amministrativo che chiuda in tempi celeri l’annosa e non più rinviabile vicenda, nell’interesse di un milione e mezzo di cittadini costretti a pagare le tariffe più alte della Campania e del Mezzogiorno, con l’obiettivo di abbassare le tariffe, migliorare i servizi offerti agli utenti e la programmazione degli investimenti sull’intero territorio, applicando finalmente la volontà popolare espressa con i referendum per l’acqua pubblica.