- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Napoli –  E’ scattata alle prime luci dell’alba l’operazione della Squadra Mobile di Napoli con la collaborazione del Commissariato di Ponticelli che ha portato all’arresto di 23 persone per associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione e incendio.  L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e hanno permesso di ricostruire l’ascesa del clan De Micco, un tempo costola del clan Cuccaro, che dalla fine del 2012, si è imposto nel quartiere dei Ponticelli come organizzazione criminale autonoma, dotata di tutte le caratteristiche di un associazione di stampo camorristico per struttura gerarchica, controllo del territorio, gestione delle piazze di spaccio e attività estorsive.

Gli affiliati ai De Micco di Ponticelli a Napoli hanno tutti un marchio indelebile per testimoniare fedeltà e appartenenza: il tatuaggio “Bodo” che altro non è che un personaggio di Guerre stellari e il soprannome del capoclan Luigi, boss cresciuto all’ombra del potente clan Sarno, in frantumi dopo i pentimenti dei fratelli Ciro, Vincenzo e Giuseppe tre anni fa. Da quel giorno i De Micco combattono una guerra contro chiunque tenti di appropriarsi dell’impero della cosca che ha radici nella zona orientale di Napoli. Droga innanzitutto, ma anche estorsioni alle bancarelle e il controllo dell’occupazione delle case popolari, migliaia, sparse in tutta la zona. Non a caso l’ex boss Ciro Sarno veniva soprannominato “il sindaco” perché, come lui stesso ha raccontato da pentito, assegnava gli alloggi del Comune a chi diceva lui. I De Micco hanno cercato di gestire il business e si sono scontrati con i D’Amico detti i “fraulella” del rione Conocal.

La faida tra i due clan ha portato all’11 ottobre del 2015 all’omicidio di Nunzia D’Amico, reggente del gruppo. Poi la strategia è stata quella di mandare via con le buone o le cattive dal rione tutti i familiari dei Sarno che non avevano più diritto, secondo le leggi della camorra, a restare nel quartiere. Decine di famiglie “deportate” e chi non voleva andare via veniva ucciso come Giovanni Sarno, il 7 marzo 2016 freddato nel suo letto mentre dormiva. Prima di lui era stato “eliminato” sparando tra la folla Davide Montefusco, un ex pentito sempre dei Sarno che voleva tornare nel giro. Era il 23 gennaio 2016. Il controllo dei De Micco ha stretto in una morsa tutti: commercianti, ambulanti e pusher. Il 22 dicembre 2016 i killer dei “Bodo” uccisero Salvatore Solla, colpevole di aver aperto una piazza di spaccio senza l’autorizzazione del boss. L’ultimo messaggio di morte la cosca l’ha lanciato il 15 novembre scorso. Ciro Nocerino è stato ucciso per un no al clan, rifiutandosi di nascondere un carico di droga. Nell’agguato restò ferito per errore anche un perito assicuratore.