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Napoli – Gaetana Visone non era solo la moglie del boss di camorra Umberto Luogo ma era una che prendeva decisioni e coadiuvava il marito nella gestione del clan che da San Giovanni a Teduccio, zona orientale di Napoli, aveva messo le mani sui comuni di Portici e San Giorgio a Cremano. E lo faceva a suon di bombe e intimidazioni oltre che con estorsioni a tappeto. Trentaquattro gli arrestati, due latitanti per una operazione condotta dai carabinieri con il coordinamento della Dda di Napoli.

Il gip Chiara Bardi ricostruisce anche il ruolo della moglie del boss che accompagnava il marito ai summit con i capi delle altre organizzazioni camorristiche, faceva da intermediaria tra Luongo, gli affiliati e le famiglie dei detenuti. Non solo. Gaetana Visone gestiva anche gli aspetti economico finanziari del clan, la contabilità delle rate dell’usura e, infine, la suddivisione delgli stipendi agli affiliati. Alcuni degli arresti riguardano anche presunti affiliati del gruppo Troia, legati secondo gli inquirenti, al clan Rinaldi, in guerra con i Luongo-D’Amico e quindi anche con il clan Mazzarella. L’indagine parte dalla denuncia presentata da un commerciante vittima di estorsione ed usura nel 2017. Per un prestito di 5 mila euro ne ha dovuti restituire 15 mila. Più volte è stato oggetto di intimidazioni e più volte è stato portato al cospetto del boss. Gli arresti in carcere riguardano anche Gennaro Improta e Ciro Rosario Terracciano, già detenuti, che secondo il sostituto procuratore della Dda di Napoli Antonella Fratello, sono responsabili dell’omicidio di Luigi Mignano, cognato del boss Ciro Rinaldi, ucciso davanti al nipotino che portava a scuola. L’indagine racconta il duro scontro sul territorio di San Giorgio tra i Luogo e i Troia per il controllo della droga. Umberto si era fatto costruire un bunker e il 7 aprile del 2016 fu fatta esplodere contro la sua casa una bomba di rilevante potenza per questo decise di farsi costruire un’auto blindata e un impianto di videosorveglianza per tutta la casa. Tutto sequestrato.