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Colpiti da taser, due uomini morti in 24 ore tra Genova e Olbia. In attesa di accertare eventuali responsabilità, di quest’arma si torna a parlare a Napoli, dove è in dotazione alla Polizia locale. “Come consigliere comunale non me la sono sentita di tacere mesi fa di fronte alla proposta di sperimentazione del taser nella nostra città – scrive sui social Rosario Andreozzi, esponente di Avs -.La chiamavano e la presentavano come arma “non letale”, mostravano rassicuranti schede tecniche dei produttori, pareri delle Asl, ma la verità è che abbiamo sempre saputo che non è così”.
A detta di Andreozzi, i recenti episodi rischiano di non essere gli ultimi “se si continuerà su questa strada”. Per il consigliere comunale, “chi sostiene il taser lo presenta come garanzia di sicurezza, ma in realtà è l’ennesimo tassello di una deriva securitaria che colpisce soprattutto i più fragili: migranti, persone senza casa, cittadini in condizioni di marginalità”. Non sarebbe infatti “un caso se le sperimentazioni ricadono sempre in contesti dove la repressione viene prima della cura, dove l’ordine viene prima dei diritti”.
Il consigliere comunale ribadisce quanto espresso mesi fa: “A Napoli non abbiamo bisogno di nuove armi, abbiamo bisogno di politiche sociali, di assistenza, di servizi pubblici, di welfare vero, perché la sicurezza non si costruisce con la violenza legittimata, ma con giustizia sociale, uguaglianza e solidarietà”. Per questo Andreozzi assicura che, come in passato, si opporrà “sempre con fermezza e senza compromessi all’introduzione del taser, finanche in via sperimentale, a Napoli”. Perché “possono dire quello che vogliono, non è questione di addestramento, non è questione di procedure, non è questione di sicurezza, è questione di principio: non posso e non possiamo accettare che la violenza diventi normalità”.