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Napoli – Nella riunione presieduta da Nino Simeone approfondimenti sul tema del pagamento delle somme ai lavoratori dell’azienda di mobilità andati in quiescenza. Sono intervenuti, insieme ad una folta rappresentanza di pensionati dell’azienda, l’assessore al Bilancio e alle partecipate Enrico Panini e il direttore generale di ANM Gennaro Narducci.

Duecentocinquantotto lavoratori ANM in pensione in attesa del pagamento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) maturato e che avrebbe dovuto essere pagato entro quest’anno. Ora che gli stessi lavoratori hanno avuto notizia che il pagamento avverrà non prima del 2021, ha sintetizzato nell’introduzione il presidente Simeone, occorre dare una risposta alle loro legittime preoccupazioni e cercare di trovare una soluzione a questa vicenda.

La questione, ha spiegato il direttore generale Narducci, è molto tecnica ed è legata alla procedura di concordato preventivo cui ANM è stata ammessa alla fine del 2018. Alla data del 22 dicembre 2017, in cui fu presentata la domanda di concordato, tutti i debiti maturati dall’azienda rientravano nella procedura. I lavoratori usciti a partire da gennaio 2018, relativamente al TFR, maturavano un credito precedente alla domanda di concordato. A dicembre 2018 vi è stata l’ammissione al piano di concordato, con i debiti classificati in varie tipologie, verso i fornitori, verso i dipendenti, che sono creditori privilegiati, e verso i soggetti commerciali. La procedura prevede un programma ben definito di liquidazione dei crediti, con pagamenti da uno a quattro anni a seconda della tipologia. Per i crediti privilegiati, nei quali rientra quello verso i lavoratori, il pagamento avviene nel terzo anno dall’ammissione alla procedura, quindi nel 2021.

Per l’assessore Panini la situazione è oggettivamente pesante per i lavoratori, ma si inserisce in un quadro in cui lo spazio di manovra è molto ridotto, perché ben definito dalla procedura di concordato. Se l’azienda non l’avesse ancora fatto, si può effettuare una verifica sulla possibilità di proporre ai commissari, e quindi al giudice delegato, una possibilità diversa rispetto ai tempi del pagamento in questione, ma sempre considerando che l’ambito di discrezionalità è, in questa cornice ben definita dalla legge, ridottissimo. Sul punto il direttore generale dell’azienda ha ricordato il carattere formale dell’interlocuzione con i commissari e il giudice delegato, quindi andrà valutata attentamente la formulazione dell’istanza per evitarne il rigetto.

Negli interventi successivi i consiglieri hanno evidenziato una serie di aspetti e posto quesiti all’assessore e al direttore generale dell’azienda. Brambilla (Movimento 5 Stelle) ha ricordato la delibera del 2017 sul piano di salvataggio e rilancio dell’azienda che prevedeva la ricapitalizzazione e indicava precisamente tempi ed impegni economici per favorire l’esodo e la riconversione di parte del personale. Inoltre veniva chiaramente detto che la liquidazione nel triennio poteva avvenire a fronte di risorse aggiuntive da parte del Comune. Ora occorre capire perché non è stato rispettato questo piano e di chi sono le responsabilità, agendo nei confronti dei dirigenti inadempienti. Va poi precisato che il debito dell’azienda sul TFR non rientra nella massa passiva ammessa al concordato, ma, per un importo di circa 28 milioni su un totale di 42, rientra tra le passività classificate quali debiti della continuità aziendale, cioè non certi, liquidi ed esigibili alla data di presentazione della domanda di ammissione alla procedura concordataria, da pagare entro il 2019 con i flussi di cassa. Esposito (Partito Democratico) ha definito la situazione una storia brutta perché riguarda soldi messi da parte direttamente dai lavoratori. Visti gli spazi di azione ridottissimi, si propone di elaborare come commissione un documento sottoscritto da tutte le forze politiche da inviare al tribunale fallimentare, con la richiesta di liquidare le spettanze relative al TFR nel minor tempo possibile. Coppeto (Napoli in Comune a Sinistra) ha evidenziato il dato politico significativo rappresentato dalla riunione della commissione, con la presenza dell’assessore competente, dedicata al tema. Il consigliere ha poi chiesto di sapere se le risorse relative all’accantonamento del TFR fossero in capo all’azienda, circostanza confermata dal direttore generale. Langella (Agorà) ha ringraziato il presidente della commissione per aver sollevato la questione e sollecitato la ricerca di una soluzione, anche alla luce del fatto che al momento della presentazione delle scritture contabili al tribunale fallimentare la voce relativa al TFR era presente e sul piano di ammissione al concordato è stato dato parere positivo. Frezza (Misto) ha definito la situazione inquietante, rispetto alla quale si prova grande disagio. Come il collega Brambilla, si esprimevano dubbi sulla presenza dell’accantonamento del TFR nel piano concordatario, e se è così non sembra vi siano soluzioni da adottare, a meno che non sia possibile utilizzare una parte dell’anticipazione di liquidità da parte di Cassa Depositi e Prestiti per saldare i pagamenti ai pensionati ANM.

In chiusura il presidente Simeone ha annunciato una nuova riunione non appena l’azienda comunicherà le verifiche indicate dall’assessore Panini.