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Napoli – E’ stato il presidente della commissione Urbanistica, Mario Coppeto, a ricostruire la complessa storia di Villa Ebe (o castello di Lamont Young), una storia anche dolorosa per l’incendio che la devastò subito dopo che il Comune l’aveva acquistata negli Anni Novanta. Il bene era stato inserito dalla giunta comunale nella proposta del Piano di Alienazioni e Valorizzazioni Immobiliari in occasione dell’approvazione del Bilancio di previsione del 2019, un bilancio fortemente condizionato dalla questione dei debiti commissariali (terremoto e rifiuti).

In occasione dell’approvazione del bilancio, proprio il gruppo di Sinistra Napoli in Comune a Sinistra aveva presentato un emendamento poi non votato e trasformato in mozione, per l’estromissione dal Piano di vendita di tre beni, tra i quali Villa Ebe.

In quell’emendamento si prevedeva anche, ha ricordato la presidente della commissione Cultura Elena Coccia, di escludere dalla vendita di beni un altro edificio di pregio, il Mercato Ittico di via Duca degli Abruzzi, costruito da Luigi Cosenza, e si proponeva la sostituzione con altri trentuno beni di equivalente valore collocati prevalentemente fuori dalla città.

La questione della presenza nel piano delle dismissioni di Villa Ebe, ha spiegato Mario Coppeto, è riemersa recentemente quando, a fine aprile, il Segretario Generale del Comune ha revocato l’aggiudicazione della gara per la progettazione esecutiva della riqualificazione dell’immobile proprio con la motivazione che lo stesso è ancora presente nel Piano delle dismissioni. La progettazione da rivedere, ha spiegato il dirigente del servizio Valorizzazione della città storica, Salvatore Napolitano, era stata avviata nel 2006 ed era necessario rivisitarla.

È già partita ieri, hanno riferito alle commissioni gli assessori all’Urbanistica Carmine Piscopo e al Patrimonio Alessandra Clemente, la nota con la quale si chiede all’ufficio competente di estromettere Villa Ebe dal nuovo Piano in corso di redazione in vista del bilancio di previsione 2020 i cui termini sono slittati, per l’emergenza Covid-19, almeno fino alla fine di luglio. Insieme alla nota interna, ha aggiunto l’assessore Piscopo, è stata rinnovata alla Regione Campania la richiesta di mantenere ancora aperta la linea di finanziamento per la progettazione riguardante Villa Ebe.

L’assessora Clemente ha anche anticipato le linee del nuovo Piano di alienazioni che ha intenzione di portare all’attenzione delle commissioni appena pronto e che raccoglierà proprio l’indicazione proveniente dal Consiglio di dismettere innanzitutto i beni disponibili che sono fuori comune e fuori regione.

La discussione che ha animato oggi la riunione si è dipanata anche su altri aspetti, innanzitutto quello della destinazione di Villa Ebe ad attività turistiche e culturali secondo il piano originario del suo recupero, dovuto all’architetto Bruno Gravagnuolo, ha ricordato l’assessore Piscopo, che proponeva di destinare la villa a Casa del Turista, o del Viaggiatore. I progetti si adattano, ha concluso su questo l’assessore Piscopo, ai tempi e alle esigenze che nel frattempo maturano, ciò che rimane fermo è il principio della continuità amministrativa nella spesa dei fondi pubblici; così si è fatto per il contesto al quale appartiene Villa Ebe, un contesto di grande valore storico e anche paesaggistico nel quale si stanno portando avanti progetti nati molti anni fa, come il consolidamento del costone e la costruzione dell’ascensore. Sono in questi giorni ripresi, e nel corso della riunione lo ha confermato anche l’architetto responsabile del procedimento, Andrea Nastri, i lavori del cantiere di Monte Echia. Si riuscirà a recuperare i mesi di sospensione dovuti al Covid-19, e i lavori potranno presumibilmente concludersi come previsto per fine anno.

Sul tema della destinazione di Villa Ebe, l’assessora alla Cultura Eleonora de Majo ha auspicato che si possa cogliere l’opportunità della riqualificazione di questo importante bene per dotare la città di “case dell’arte”, spazi per la cultura di cui Napoli è carente e che in altre grandi città sono invece state occasione di progetti culturali solidi e di rilievo.

Il dibattito dei consiglieri ha riguardato tutto l’ambito delle questioni in discussione, a cominciare da quello politico dello scarsissimo peso che la giunta attribuisce al Consiglio: ci sentiamo presi in giro, ha detto Carmine Sgambati che, in quanto presidente della commissione Patrimonio si è occupato della questione ed ha incontrato, insieme alla commissione Cultura, cittadini e comitati impegnati per il recupero. Sui tempi di completamento dei lavori dell’ascensore e sull’ostruzione della strada aveva fatto delle domande Sergio Colella (DemA), mentre Marta Matano (Mov. 5 Stelle) ha criticato la modalità dell’amministrazione di fare proclami sulla stampa prima di venire a riferire alle commissioni consiliari sui problemi da queste posti; inoltre, si è augurata che si possa trovare una destinazione per Villa Ebe diversa da un infopoint che non avrebbe molto senso data la collocazione della Villa. Sulla necessità di accelerare i processi amministrativi affinché l’indirizzo politico del Consiglio su Villa Ebe abbia un esito concreto si è soffermata Elena De Gregorio (DemA) augurandosi che per il bene si individui la destinazione alle arti napoletane: uno spazio culturale fondamentale per la città nel presente e per le future generazioni. Ha ricordato la lunga notte del Bilancio Rosario Andreozzi (DemA), in cui era il gioco il fallimento della città e in cui si decise di mettere in vendita alcuni beni, prospettiva sulla quale ha ribadito la propria contrarietà; le commissioni possono riconfermare il proprio ruolo di ascolto della città e, per accelerare i tempi, occorrerebbe stralciare Villa Ebe dal piano delle dismissioni prima del nuovo PAVI. La riqualificazione dei luoghi, ha detto Andrea Santoro (Misto – Fratelli d’Italia) deve andare di pari passo con la destinazione dei beni, per evitare che questi si degradino, come è accaduto per il complesso dei Cristallini; è giusto, anche, aprirsi a idee di ampio respiro: un museo della canzone classica napoletana c’è in Giappone e non a Napoli, ad esempio.