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Altro che pace fatta: “Siamo rimasti sorpresi e delusi”. La comunità palestinese della Campania gela il Comune di Napoli, al termine dell’incontro a Palazzo San Giacomo. Una riunione che doveva essere chiarificatrice, alla presenza della ristoratrice Nives Monda. Una foto di gruppo, qualche sorriso dei consiglieri comunali. Un modo di provare a ricucire uno strappo, dopo i fatti della Taverna Santa Chiara, la solidarietà del sindaco ai due turisti israeliani. Ma anche a 24 ore dal presidio di protesta in piazza Municipio. E invece no, la fumata è nera. La strada del dialogo è ancora lunga. Non bastano le dichiarazioni della politica, velate dal lessico istituzionale, pesate col bilancino degli equilibri di potere.

I palestinesi non hanno digerito la nota dell’amministrazione comunale, diramata a incontro concluso. “Leggendo il comunicato emesso dal comune di Napoli -si spiega – siamo rimasti “sorpresi” e delusi”. Il perché è motivato da una nota della comunità, con la quale si replica al Comune. Ad esempio, su Gaza l’amministrazione Manfredi afferma di non temere “nel dire che ciò che sta accadendo rappresenta un’offesa all’umanità”. Un’affermazione in tono spavaldo, ma bocciata dagli interlocutori. “Accadendo da parte di chi?” rispondono infatti i palestinesi. “Per caso – domandano  – la causa è un occupazione militare coloniale che causa tutto ciò e e va condannata?”. L’accusa agli amministratori è di eccessiva reticenza.  E ancora: il Comune parla di “Napoli città dell’accoglienza”, dove “tutti devono sentirsi liberi di esprime le proprie opinioni”. Qui la comunità concorda, “a patto che non siano favorevoli alla politica di colonizzazione e del genocidio”. La parola chiave è sempre quella: genocidio.

Dal canto suo, Palazzo San Giacomo sottolinea di aver “espresso sempre il nostro sdegno per l’orrore che che si sta consumando a Gaza”. Come? “Compiendo atti significativi come la cittadinanza onoraria a Julian Assange“. La reazione è caustica: “A noi della comunità palestinese ci fa Onore che Assange venga considerato cittadino di Gaza, ma non riusciamo a trovare il nesso”. Insomma, “sembra che a Gaza e in Palestina ci sia una calamità naturale”, e le “vittime muoiono a causa di tale calamità”. Troppo timide sono reputate le parole del Comune. “Quello che succede a Gaza e in Palestina – accusa la Comunità Palestinese – è un genocidio in diretta con la complicità di tutti i governi occidentali compreso quello italiano e va chiamato in quanto tale e condannato dalla amministrazione di una città gemellata con la città di Nablus in Palestina”. Durante la riunione, i palestinesi hanno espresso “solidarietà a Nives ed allo staff della taverna“, ma pure “ribadito al Sindaco ancora una volta la nostre chiare richieste come palestinesi e come cittadini della città di Napoli“. E a tirare le somme, si registra un certo disappunto. “Ci dispiace tanto – sottolinea la Comunità palestinese – ma siamo rimasti delusi anche perché speravamo che fosse la volta buona”. Tuttavia, “forse questo è un motivo in più per continuare ancora con più forza e determinazione la nostra lotta”, assieme “alle tante e tanti Napoletani di buona volontà per far sentire più alta la nostra voce per mettere fine al genocidio“. Un termine ancora osteggiato, nel dibattito pubblico.

(Foto ufficio stampa Comune di Napoli)