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Erano stati scarcerati per scadenza dei termini di custodia cautelare e il provvedimento di un anno fa scatenò un vespaio di polemiche sulla lentezza della macchina giudiziaria. Questa mattina, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Egle Pilla, li ha condannati tutti. Diciotto imputati per 176 anni di carcere accusati di far parte di una “costola” del potente clan Amato-Pagano, i cosiddetti scissionisti di Secondigliano e Scampia, area nord di Napoli, che nel 2004 diedero vita alla faida contro i Di Lauro che provocò una carneficina con addirittura 84 morti in sei mesi. Al vertice del gruppo Leonardi, che prima della faida era affiliato ai Di Lauro, c’era Mario Avolio detto ‘’o ciuraro’.

Il giudice lo ha condannato a venti anni di carcere e ha sequestrato anche le sue societa’, che secondo la Dda riciclavano soldi del clan. Fu lui a fondare un gruppo autonomo dal clan per il trasporto e il commercio al dettaglio dell’hashish dal Marocco direttamente alle Vele di Scampia. Con lui c’era Ferdinando Lizza, che e’ stato condannato a 20 anni, Giuseppe Iavarone, 10 anni, Giuseppe Leonardi, 14 anni. La retata arrivo’ il 17 gennaio del 2017 a Malaga, in un blitz congiunto della Squadra Mobile della Questura di Napoli con la polizia spagnola. Ad Avolio la Squadra Mobile di Napoli sequestrò anche un bar di Secondigliano, riconducibile alla figlia, che in una intervista concessa nel maggio del 2016 dopo l’incendio del suo locale, si lamentò del fatto che Napoli fosse terra di camorra.