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Napoli torna sotto i riflettori della cultura mondiale, con la seconda conferenza Unesco. Ma la città reale è lontana, tagliata fuori dall’evento. È scivolata via così la prima giornata del “Cultural Heritage in the 21st Century”, organizzato a Castel Capuano dai ministeri degli Esteri e della Cultura.

“Napoli è al centro del dialogo tra Italia e Unesco” sottolinea Alessandro Giuli, ministro della Cultura. “Il summit valorizza Napoli” assicura Antonio Tajani, vicepremier e titolare della Farnesina. “La scelta è un riconoscimento del lavoro che stiamo portando avanti” s’impettisce Gaetano Manfredi, sindaco chiamato a dare il benvenuto alle delegazioni.

Nell’antico ex tribunale della Vicaria sono 194 i Paesi Unesco partecipanti alla conferenza. La kermesse è blindata, eccezionali le misure di sicurezza. Ma si entra solo su invito. Delusi molti comitati civici, interessati al futuro del Centro Storico Unesco. Il resto della città poco sa dell’evento, ospitato nel fortino inespugnabile. E forse se ne accorge solo per i controlli in zona. Al centro del dibattito le sinergie e convergenze tra la Convenzione del Patrimonio Mondiale e la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale. Nella tre giorni di Castel Capuano, insomma, si vola alto. Magari troppo, passando sulle teste dei napoletani, indifferenti o tenuti a distanza siderale.