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Napoli – Non basta il consueto stress, il lavoro in Procura di Napoli è diventato ancor più difficile durante l’emergenza Covid. Troppi i positivi al virus che hanno frequentato i locali, o almeno così sembra. Infatti, secondo quanto riporta il Corriere del Mezzogiorno, pur non essendoci alcun documento ufficiale, la lunga riunione virtuale che si è svolta ieri a proposito della situazione in Procura, cui ha partecipato anche il procuratore Giovanni Melillo, indica uno scenario niente affatto incoraggiante. Secondo quanto emerso dopo l’incontro, i numerosi positivi hanno spinto i responsabili a riorganizzare i lavori. In particolare, sotto la lente di ingrandimento è finita la Dda, i cui uffici sono quelli più frequentati.

Nonostante negli uffici siano state prese le precauzioni del caso, come termo scanner, dispensatori di gel e due varchi per separare gli ingressi e le uscite, il numero dei contagiati è salito in modo preoccupante. Inoltre, non è solo la Procura di Napoli a destare preoccupazione, ma anche il Tribunale, che registra un numero maggiore di ingressi giornalieri, rendendo estremamente difficile vigilare sul rispetto delle norme anti contagio. La situazione, poi, è aggravata da un’organizzazione nient’affatto scrupolosa. Tra le altre cose, i lavoratori denunciano che i dispensatori di gel sanificante installati sono spesso vuoti e i controlli non scrupolosi.

Il documento dei Rappresentati per la sicurezza dei lavoratori

Una doccia fredda per i lavoratori della Procura. Non a caso, i Rappresentati per la sicurezza dei lavoratori, allarmati da quanto appreso, hanno indirizzato un documento al procuratore ed al dirigente amministrativo. “Siamo venuti a conoscenza di un aumento allarmante di casi di positività tra il personale di magistratura, amministrativo e di polizia giudiziaria che presta la propria attività lavorativa negli uffici assegnati alla Procura della Repubblica. — scrivono i Rappresentati per la sicurezza dei lavoratori della Procura —  A parere della scrivente rappresentanza, l’assenza di provvedimenti volti a regolamentare l’accesso dell’utenza, l’intempestività e la superficialità nell’esecuzione delle attività di sanificazione degli ambienti di lavoro interessati dalla contaminazione del virus e per ultimo, ma non per minor importanza, l’inosservanza delle procedure in caso di sospetta o accertata positività al Covid-19 hanno contribuito notevolmente alla diffusione dell’infezione”.

Inevitabile, quindi, che i lavoratori avanzassero legittime richieste per rendere quanto più sicuri possibile i luoghi di lavoro. In primis, il contingentamento degli ingressi in Procura; la richiesta di sanificare gli uffici delle persone contagiate oppure, in caso di un numero significativo di positivi, la sanificazione dell’intero edificio; un controllo maggiore volto ad accertare che ogni dipendente della Procura e tutti coloro che ne frequentano i locali rispettino scrupolosamente tutte le misure di sicurezza; l’impiego massiccio, ove possibile, del lavoro a distanza per limitare i contatti tra i dipendenti, ed in ultimo, ma assolutamente non meno importante, la richiesta di rendere noto quanti sono i dipendenti positivi, punto su cui è stato tenuto un assoluto e immotivato segreto.

Il documento segue altri a firma dei tre rappresentanti dei lavori – Vincenzo Esposito, Pasquale Vicchiariello e Giuseppe Iannotta – protocollati nei giorni scorsi.