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“Oggi, noi studenti e studentesse del G.B. Vico, abbiamo scelto con consapevolezza e lucidità di occupare la nostra scuola, inserendoci all’interno di un movimento di lotta e mobilitazione che sta interessando non soltanto l’ambiente scolastico ma bensì ogni ambito di una società che si ribella con il fine ultimo di spezzare il silenzio che per troppo tempo ha legittimato la complicità del nostro governo rispetto al massacro palestinese.
Oggi siamo di nuovo qui, con la stessa determinazione di due anni fa, perché non possiamo, e non vogliamo, essere spettatori dei crimini di guerra commessi dallo Stato israeliano”. così in una nota gli studenti del Liceo Classico Statale “Gian Battista Vico” di Napoli
“La rabbia da sola non basta più. Ora serve azione – scrivono -.  Gesti concreti, forti e soprattutto collettivi. Questa occupazione non vuole essere una manifestazione di dissenso rivolta all’istituzione scolastica ma rappresenta, piuttosto, un atto di disobbedienza civile volto a manifestare pubblicamente e con forza la nostra assoluta indignazione nei confronti della posizione assunta dal nostro Stato riguardo il genocidio in corso.
L’intento degli occupanti, inoltre, non è in alcun modo quello di trasformare la scuola semplicemente in un luogo di svago, al contrario, l’obiettivo è quello di costruire all’interno della scuola stessa uno spazio di riflessione critica e di discussione nonché un polo d’informazione.
Vi avevamo avvertito: se la flottilla fosse stata bloccata, avremmo bloccato tutto. E allora lo stiamo facendo.
Le circa 40 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, una missione umanitaria e non violenta, con attivisti, giornalisti, medici e delegazioni internazionali a bordo, è stata abbordata in acque internazionali, a 120 miglia nautiche dalla costa di Gaza.
Israele sceglie, dunque, volontariamente e consapevolmente, per l’ennesima volta, di ignorare il diritto internazionale, il quale sancisce che tutte le navi civili hanno diritto a navigare liberamente in acque internazionali.
Sono ormai due anni che assistiamo all’escalation di violenza israeliana e la Flottilla ne è solo l’ultima vittima. 
Gli attivisti sono stati bloccati perché portavano verità scomode: Gaza non è un “teatro di guerra”, è un laboratorio di annientamento.
Molti credono che le aggressioni sul popolo palestinese da parte del governo terrorista di Israele siano iniziate il 7 ottobre 2023, ma gli eventi odierni sono solo l’ultima scintilla in un incendio che brucia da decenni. Chi ignora eventi storici come la Nakba del 1948, i massacri di Sabra e Shatila del 1982 sceglie di guardare solo l’ultima pagina di una storia iniziata molto prima.
Ogni nuova casa costruita su terra palestinese è un atto di esproprio, ogni strada “per soli coloni” è apartheid fatto asfalto.
Dopo 77 anni di occupazione, pulizia etnica, sfratti e campi profughi bombardati, oggi, nel 2025, è chi dice la verità ad essere il nemico.
Ma noi non ci fermiamo di fronte alle limitazioni. Non accettiamo più parole vuote, ipocrisia di comoda e falsa diplomazia. È finito il tempo delle condanne tiepide.
Il messaggio che vuole dare Israele è ben chiaro: nessuno deve rompere l’isolamento di Gaza, nessuno deve trasmettere la propria solidarietà, vera e intangibile.
E le istituzioni europee?
Gli Stati europei, con l’Italia in testa, sono complici.
Inviano pacchi di aiuti umanitari, immagini patinate di solidarietà, mentre finanziano, autorizzano e garantiscono armi che distruggono case, scuole e uccidono i bambini che “sfamiamo”.
Non lasciamo che la narrazione dominante ci addomestichi: la solidarietà non è un accessorio ma una scelta morale.

La Flottilia è stata fermata in mare, noi siamo l’equipaggio di terra.
La neutralità, in questo momento storico, equivale a complicità.
Non taciamo, non rinunciamo allo Stato di Palestina. 
Se le istituzioni non vogliono prendere posizione, si troveranno allora costrette a fare i conti con chi non è più disposto ad essere complice.
Non è più una questione solo politica, ma di coscienza e noi abbiamo deciso da che parte stare. Non ci fermeremo.
 CONTRO IL BLOCCO DELLA FLOTTA. CONTRO IL GENOCIDIO. CONTRO LE COMPLICITÀ OCCIDENTALI. BLOCCHIAMO TUTTO”. 

Napoli, occupato il Liceo Antonio Genovesi in solidarietà alla Palestina