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Peggio dell’esproprio, c’è forse solo l’incertezza sui tempi dell’esproprio. “Sono trascorsi 5 anni dalla prima comunicazione” scrive Gabriele Casillo, residente di Borgo Coroglio ed esponente del locale comitato. Ed al momento, si è al “nulla di fatto” spiega. La sua pec è stata indirizzata al prefetto di Napoli. Una richiesta di aiuto. Perché gli abitanti di Bagnoli Coroglio sanno di dover subire l’esproprio delle abitazioni, ma non conoscono quando. “Non ho potuto ristrutturare la mia proprietà” lamenta Casillo, ma è solo la prima rimostranza. “Non ho potuto programmare la vendita della mia proprietà – incalza -, conoscendo le clausole e la presenza del vincolo di esproprio”. Il residente afferma pure di non essere “stato supportato da Enti competenti riguardo all’ estimo effettivo del valore immobiliare”. E in un crescendo di recriminazioni, sostiene di non aver ricevuto “informazione di ricollocazione ubicativa”.

Casillo è sconfortato. Al prefetto espone una “situazione di disagio che da più di 5 anni sto vivendo”, ma teme altro. “Forse tale situazione – aggiunge – si prolungherà per ulteriori 5 anni senza una svolta decisiva come è avvenuto già da quasi mezzo secolo a Bagnoli”. Il vincolo per l’esproprio è stato rinnovato prima della scadenza, fissata per lo scorso 31 gennaio. Da allora, Casillo denuncia “non solo danni economici e morali ma anche e soprattutto” problemi “psicologici e fisici, stress e malumori”.

Le incognite sul proprio destino abitativo possono essere logoranti. E l’ultimo quinquennio per Casillo non è stato privo di tensioni. “Ho chiesto più volte, tramite pec, chiarimenti – dice – sui tempi, su un’offerta tecnica ed economica congrua”. Il residente si proclama “favorevole allo sviluppo dell’area ex Italsider”, auspicando “un miglioramento sostenibile, per gli abitanti come me espropriati in primis”. Un’apertura di credito confermata anche se “al posto degli edifici attuali” non fossero costruiti “ospedali, strade, ma alberghi, centri di benessere”. E “ben venga anche “L’America’s Cup”, tutto “ciò che può far bene alla Nostra Città e che porti sviluppo e occupazione”. A patto, tuttavia, di non “far dimenticare il ‘sacrificio’” degli “abitanti della zona”. Cioè le conseguenze dell’inquinamento industriale. Al prefetto, Casillo si rivolge come ad un “padre di famiglia”. Gli chiede di intercedere con Invitalia e con il Commissario straordinario Gaetano Manfredi. Vuol sapere “la verità sui tempi, sui modi e sulle procedure di esproprio oltre alla mia futura destinazione in un’altra casa”. E per adesso, resta in attesa di risposta.