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Napoli –  “Se fossimo in un altro paese o in un’altra città noi artigiani avremmo la possibilità di fare quello che sappiamo fare. Invece qui le istituzioni hanno l’oro in mano e non lo sanno gestire. Così, tra non molto, il mercato sarà del tutto orientato altrove”. E’ questo il grido d’allarme di Raffaele Antonelli, maestro sartore napoletano e membro dell’Accademia Nazionale dei Sartori che, da oltre cinquantanni, porta avanti il suo mestiere, antichissimo, senza supporti esterni e senza fondi.

Un disavanzo strutturale che va avanti da tempo ma che, nell’ultimo periodo, è acuito dalla forte concorrenza estera. “Vogliono farci sentire ultimi quando potremmo essere davvero primi in tutto: qui abbiamo olio, pasta, pizza e tradizioni di ogni genere ma sembra se ne siano tutti dimenticati. Il Accademia Nazionale dei Sartori potrebbe essere sfruttato a 360° facendo tre cose: sovvenzionandolo, creando scuole per i più giovani ai quali insegnare arti diverse, dalla sartoria alla ceramica all’oreficeria e, infine, incrementando il turismo attraverso una buona gestione di tutti noi che lavoriamo sul territorio”. Mancano i fondi, manca chi ci crede perché – aggiunge Antonelli – “Si tratta di un settore in cui non si possono fare giochetti. Tutto quello che hanno prodotto gli artigiani lo hanno fatto sulla propria pelle: lo Stato non ci ha dato il mestiere, non ci ha insegnato con una scuola, non abbiamo avuto niente. Oggi siamo il fiore all’occhiello di questa città ma nessuno se ne rende conto”.

Secondo l’Istat, in Campania le imprese artigiane attive con dipendenti sono oltre 19mila. Numero che sale di molto se si osserva la componente dell’artigianato artistico e tradizionale riferita alle aziende con almeno un addetto: qui il bacino di occupati supera i 33mila addetti, che sommati all’intero aggregato della filiera moda – per la componente di micro e piccole imprese – giungono a circa 50mila unità. L’artigianato contribuisce, insomma, a più del 30% dell’intera economia manifatturiera della regione. Eppure “Abbiamo sollecitato le persone preposte più volte ma ci hanno sempre risposto: ‘Ce la vediamo noi’”, conclude il Maestro. ”La mia sartoria, ad esempio, è stata il palcoscenico di tutti i colori politici. E tutti vanno via, inermi, di fronte a ciò che vedono perché non sanno cosa dire quando viene illustrato loro ciò che facciamo. Però poi, immancabilmente, spariscono. Sono come quelli che fanno le truffe telefoniche”.

A cura di Ornella D’Anna