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Il 5 marzo aveva compiuto 31 anni, ieri è morto travolto da un treno alla stazione di Porto Potenza Picena nelle Marche. E’ la storia di Antonio Martiniello, arbitro di calcio, originario di Napoli, che era stato sanzionato per aver ferito il portiere di una squadra di Seconda Categoria ed era anche agli arresti domiciliari per stalking.

Si tratta dell’unico arbitro d’Italia oggetto di Daspo per aver aggredito un calciatore. La notizia, infatti, fece molto scalpore: un arbitro che colpisce con una testata un calciatore in una partita di seconda categoria. I fatti risalgono a qualche mese fa quando al termine della partita tra il Borgo Mogliano e il Montottone il direttore di gara aggredì il portiere, Matteo Ciccioli, con una testata al volto. A seguito di tale gesto, l’arbitro fu sottoposto ad un anno di squalifica. Oltre a questa situazione, il ragazzo era anche agli arresti domiciliari per stalking ad una ragazza. 

Nei giorni scorsi – secondo le notizie raccolte da ‘Il Resto del Carlino’ – era uscito dalla propria abitazione contravvenendo al provvedimento e per questo i carabinieri erano andati a prelevarlo per portarlo in carcere, ma lui è scappato dal balcone. L’ex direttore di gara prima s’è barricato in casa poi, quando sul posto sono giunti anche i Vigili del Fuoco, ha tentato la fuga. E’ corso via e ha imboccato i binari, finendo travolto dal treno che stava passando. Per lui non c’è stato scampo. La dinamica dell’incidente è al vaglio delle forze dell’ordine che stanno ricostruendo la vicenda, non si esclude che la tragedia possa essere stata causata da un gesto volontario. 

Sui social tanti i messaggi per ricordare Antonio anche dal Movimento Arbitri che ha postato un messaggio sulla pagina Facebook: “Il Movimento Arbitri 2020 vuole esprimere la vicinanza alla Famiglia e alle persone più vicine ad Antonio per l’immane tragedia. Certamente non ci vogliamo sostituire, in nessun modo, alle forze dell’ ordine che stavano indagando sulla sua vicenda. Al tempo stesso, sicuramente qualcosa avrà sbagliato, ma non si può condannare mediaticamente un ragazzo prima di essere giudicato dalle autorità competenti. Credo che tutti dobbiamo riflettere ricordando la memoria di Antonio”.