Visionnaire25 ha proseguito il suo viaggio nel cinema con un penultimo appuntamento dedicato a una Napoli inedita e polifonica. Giovedì 11 settembre, presso il Museo FRaC di Baronissi, la rassegna diretta da Andrea Avagliano ha ospitato l’anteprima del docu-film “Dadapolis” dei registi Carlo Luglio e Fabio Gargano, in una serata arricchita da interventi live e da un importante riconoscimento.
L’evento ha preso il via con un talk moderato dalla giornalista Erminia Pellecchia, che ha introdotto i temi della pellicola dialogando con i registi e con il cast artistico. Sono intervenuti Peppe Lanzetta, protagonista del film, e il musicista Dario Sansone, componente dei Foja, il quale ha anche offerto una performance musicale dal vivo, sottolineando la natura ibrida e interdisciplinare della pellicola. Il clou della serata è stata la consegna del Premio Visionnaire25 Cinema a Peppe Lanzetta. L’attore ha ricevuto un’opera realizzata appositamente per lui dall’artista Giuseppe Di Muro, sancendo un momento di riconoscimento per il suo contributo alla scena artistica contemporanea.
Dadapolis: uno sguardo corale sulla città contemporanea
Il docu-film, della durata di 85 minuti, si è imposto come un’opera dal forte impatto visivo e narrativo. Ispirato all’antologia “Dadapolis“ di Fabrizia Ramondino e Andreas B. Müller, il lavoro di Luglio e Gargano ha costruito un ritratto della Napoli odierna attraverso le voci e le esperienze di circa sessanta artisti. Attraverso un sapiente montaggio di performance, brani musicali, opere visive e dialoghi, la macchina da presa ha scelto una prospettiva inedita, raccontando la città esclusivamente dalla sua costa, in un continuo dialogo tra una “bellezza abbagliante e un assurdo abbandono”.
Il film ha sviluppato una testimonianza corale che, partendo dal contesto napoletano, ha superato i confini locali per approdare a dimensioni universali. “Dadapolis” non si è limitato a documentare, ma ha creato una narrazione stratificata, mostrando le trasformazioni e le contraddizioni di un luogo sospeso nel tempo. L’evento ha confermato la vocazione di Visionnaire a esplorare linguaggi ibridi, proponendo un cinema che fa della contaminazione e della profondità di sguardo i suoi punti di forza principali.