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Sotto la direzione artistica di Federico Vacalebre, il Premio Carosone 2025 ha trasformato l’Arena Flegrea in una ribalta di contaminazioni sonore e omaggi. Con il coordinamento generale di Teta Pitteri e il sostegno della Regione Campania e di Scabec a valere sui Fondi Coesione Italia 21/27, la manifestazione è stata presentata da Maria Elena Fabi, Noemi Gherrero e Gianni Simioli e ha offerto a Napoli una serata in cui musica e teatro si sono intrecciati. “Il pubblico potrà vedere (o rivedere) su Canale21” la registrazione dell’evento.

Apertura e nuova generazione

La scaletta ha privilegiato lo scontro creativo tra generazioni: la serata si è aperta con la giovane scena pop e rap — LDA ha reinterpretato “Io, mammeta e tu” e proposto il suo brano “Quello che fa male”, SLF ha portato una ventata rap, mentre Napoleone e Ste hanno infiammato la platea con i loro pezzi. La presenza delle nuove leve ha fornito un contrappunto incisivo ai momenti più tradizionali del programma.

Omaggi al repertorio napoletano e improvvisazioni

Dalla canzone classica partenopea alle sperimentazioni, la serata ha alternato interpreti consolidati e proposte originali: Silvia Falanga ha interpretato “Caravan Petrol” e successivamente ha offerto una versione di “Donna Cuncè”; il gruppo Renanera ha cantato “Maruzzella” e “Tu vuo’ fa l’americano”; Walter Ricci ha firmato un’improvvisazione in chiave carosoniana con la “Tarantella jazz”. Il collettivo dei Fanali, in chiave post-rock, ha reso omaggio ai Velvet Underground e ha anticipato il proprio progetto discografico dedicato al repertorio di Sergio Bruni e Roberto Murolo, interpretando tra gli altri “Amaro è ’o bene” insieme ad Altea (Thru Collected) e “Na bruna”.

Omaggi ai grandi: Pino Daniele, Fabrizio De André e Roberto De Simone

Nel calendario dei tributi spiccava l’omaggio a Pino Daniele, inserito nel doppio anniversario che ha segnato i settant’anni dalla nascita e i dieci dalla scomparsa. Sul palco sono intervenuti Gonzalo Rubalcaba, con un tributo video, e Rosario Jermano, che ha eseguito un medley con brani come “Pigliate ’na pastiglia” e “Na tazzulella ’e caffè”; gli arrangiamenti e il coordinamento musicale della band sono stati curati da Gigi De Rienzo, rimasto poi in formazione insieme a Carlo Fimiani, Gigi Patierno, Claudio Romano, Pino Tafuto e Paolo Di Ronza. A omaggiare ancora Daniele è stato Napoleone con “A testa in giù”.

L’omaggio a Fabrizio De André ha visto salire sul palco Diego De Silva accompagnato dal Quartetto Malinconico e da Allade Bandini, che con De André aveva condiviso esperienze musicali; il pubblico è stato coinvolto da esecuzioni di “Don Raffaè” e “La città vecchia”.

La chiusura ha celebrato la figura di Roberto De Simone: la Nuova Compagnia di Canto Popolare ha concluso la serata con “Moresca nova” e “Tammurriata nera”, riproponendo l’eredità del canto popolare napoletano in una lettura corale e scenica.

Momenti di spettacolo e improvvisazione

Tra gli appuntamenti più vivaci si è registrata la performance di Roy Paci, già vincitore del Premio nel 2003, che ha proposto il suo omaggio a Renato Carosone con “Ho giocato tre numeri al lotto” e il brano realizzato con gli Aretuska, “My beautycase”. L’improvvisazione è stata parte integrante dello spirito carosoniano: in diverse occasioni si sono avute incursioni fuori scaletta e gag sceniche, tra cui un momento comico in cui Walter Ricci e Roy Paci hanno evocato figure del passato come Fred Buscaglione.

Valore culturale e prospettive

Il Premio Carosone 2025 ha ribadito la capacità del format di mettere in dialogo tradizione e contemporaneità, consolidando la funzione dell’evento come piattaforma di memoria e innovazione musicale. Alla luce degli omaggi e delle produzioni presentate, la manifestazione ha confermato il ruolo di Napoli come crocevia di linguaggi artistici e come luogo di conservazione e riscrittura del patrimonio musicale regionale.