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Napoli – Una fugace stretta di mano, poi ognuno per la propria strada. «Chiedete a De Luca, per me cambia nulla. Ma questo discorso vale non solo per i libri, vale per i trasporti, vale per i rifiuti». Così il sindaco Luigi de Magistris, intervenendo alla prima edizione di “Napoli città libro” al complesso monumentale di San Domenico Maggiore, sulla possibilità di riaprire un canale con il governatore Vincenzo De Luca.

«Noi siamo per collaborazione istituzionale sempre, anche con questo governo che sta per nascere che è il più lontano politicamente dalle nostre idee, perché la Lega per noi è completamente antitetica rispetto a qualsiasi idea politica, ma io non vedo l’ora di collaborare con il nuovo governo – aggiunge l’ex pm – così come non vedo l’ora di stringere, come dire, cooperazioni istituzionali con i governi regionali. Il problema non è mai nostro, questo voglio che sia ben chiaro: io anche stasera se ci dovessimo mettere in una stanzina là e parlare dei problemi della città lo farei subito, il problema non è mio». 
Anche la controparte, vale a dire il governatore della Regione, prova a suo modo a gettare acqua sul fuoco: «Non c’è un litigio con nessuno. La Regione fa il suo lavoro e bisognerebbe valutare nel merito il lavoro di ogni istituzione, non solo del Comune di Napoli ma di tutti. Ogni istituzione vale per quello che fa, per il suo lavoro. Qui non c’è nessun litigio ma una rivendicazione del lavoro che facciamo». Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse disponibile a riaprire il dialogo istituzionale, Vincenzo De Luca ha poi detto: «La Regione è stata sempre protagonista del dialogo istituzionale, non so se è chiaro. Solo che la Regione ha le sue variabili indipendenti. Io con quelli che esercitano forme di violenza faccio muro. Quanto alle parole pronunciate nei giorni scorsi contro l’ex pm: «Penso che lo scandalo dell’episodio non siano le parole ma la violazione della vita privata delle persone. In un paese civile non si viene a chiedere conto a un cittadino di quello che dice a casa propria. Lo scandalo vero è come sia possibile che in un Paese si arrivi alla violenza privata senza confini. Gli lsu sono venuti lì e hanno chiesto di parlarmi, siamo andati in stanza chiusa. Io nelle istituzioni e in pubblico parlo un linguaggio diverso e credo che tutti noi a casa parliamo un linguaggio non notarile. Sulle registrazioni, poi il mondo dell’informazione non si scandalizza ma dovrebbe porsi il problema dell’imbarbarimento della vita pubblica e della violenza privata, perché esiste un reato di violenza privata».