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Napoli – Giustissima la memoria. Sacrosanta. Ricordare ed onorare il popolo e quegli scugnizzi napoletani che hanno combattuto per quattro giorni, armati più di coraggio e passione che di fucili, per cacciare i nazifascisti e liberare la città. Oggi il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris scopre in piazza Sette Settembre  la targa per celebrare per la prima volta “la Giornata dell’Orgoglio Partenopeo”.

Diventa realtà quella delibera di giunta approvata ad agosto per istituire una data – quella del 30 settembre appunto –  dedicata a “La Città di Napoli, alle sue figlie ed ai suoi figli che, da sempre, lottano – come nelle Quattro Giornate del 1943 – per la difesa ed il progresso della nostra terra”. Onore ai partigiani, senza se e senza ma. Ma quello celebrato oggi dal sindaco ha il sapore amaro di un evento del tipo “feste, targhe e farina”, parafrasando l’antico detto.

Mentre si ricorda il passato di Resistenza di Napoli, la città infatti cade a pezzi. Oggi i napoletani combattono per la normalità. Sono costretti a Resistere contro i mezzi pubblici che non funzionano, le strade dissestate, le Gallerie che crollano, la manutenzione del verde e delle fogne che non c’è, i servizi essenziali che mancano. De Magistris pensa ad una giornata per promuovere l’orgoglio di Napoli nel passato, nel presente e nel futuro. Ma dove sta l’orgoglio partenopeo se un cittadino, così come un turista, arrivato alla stazione Garibaldi non ha neanche una metro per raggiungere il centro storico della città? Se le scuole chiudono per allerta meteo perché c’è il rischio che crollino i soffitti? Se col maltempo viene giù di tutto?

Di orgoglio nel passato ce n’è tanto, così come nelle nostre eccellenze e bellezze che non hanno di certo bisogno di una targa per essere onorate. Piuttosto di essere conservate e promosse garantendo autobus, strade pulite e sicure. Ma nel presente, invece, di cose da stare orgogliosi per quanto riguarda l’amministrazione della città c’è davvero poco. Quasi nulla.