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Napoli – La commissione Qualità della Vita, presieduta da Francesco Vernetti, ha incontrato oggi l’assessora Laura Marmorale, con delega al Contrasto delle nuove povertà, per discutere delle problematiche di decoro connesse alla presenza, in alcuni luoghi della città, di persone senza fissa dimora, e alle possibili misure per governare il fenomeno.

Una situazione complessa e articolata che va tuttavia governata, nella tutela e nel rispetto dei diritti di tutta la cittadinanza. Così l’assessora Laura Marmorale ha introdotto i lavori di oggi sulle misure da mettere in campo per assicurare il decoro nelle aree nelle quali vivono le persone senza fissa dimora, assicurando loro un percorso di riappropriazione dei diritti e delle regole civili secondo un processo di corresponsabilità, garantendo allo stesso tempo l’igiene pubblica.

Sono note infatti le criticità che si registrano in alcune zone della città, ha proseguito l’Assessora, particolarmente concentrate nella Prima, Seconda, Terza e Quarta Municipalità. I calendari di intervento predisposti con la Polizia Locale, Asia e servizio Nuove povertà per sgomberare da suppellettili le zone di maggiore aggregazione (piazza Garibaldi, corso Meridionale, piazza Cavour, Galleria Principe di Napoli, Galleria Umberto I) non si sono rivelati finora efficaci e ci sono situazioni ormai intollerabili; è evidente ad esempio che in alcune aree, come la Galleria Umberto I, non resta che predisporre delicati interventi che assicurino risultati più duraturi nel tempo. I consiglieri intervenuti hanno segnalato anche altre criticità: Nino Simeone (Agorà), per l’area di piazza Garibaldi e corso Novara, ha evidenziato l’occupazione, da parte di persone senza fissa dimora, delle pensiline degli autobus, con tutti i connessi problemi igienici ma anche di ordine pubblico; Stefano Buono (Verdi – Sfasteriati) ha ricordato la presenza di molte persone senza fissa dimora nei giardini degli spalti del Maschio Angiono e nel piazzale antistante il Cardarelli, così come al Centro direzionale, segnalato dalla consigliera Rosaria Galiero (Napoli in Comune a Sinistra).

Per l’assessora Marmorale bisogna tenere presente che in nessun caso è possibile imporre alle persone che vivono in strada di seguire percorsi di reinserimento contro la loro volontà, per questo è necessario puntare ad un “patto sociale” che coinvolga anche l’Asl e che riesca a replicare, per i senza fissa dimora che soffrono anche di un disagio mentale, percorsi di presa in carico che in altri ambiti, come quello delle tossicodipendenze, hanno dato buoni esiti.

C’è poi un elemento che complica ulteriormente il decoro urbano e l’igiene nei luoghi in cui abitualmente vivono i senzatetto, e cioè la  mancanza di una rete coordinata del volontariato che si occupa della distribuzione dei pasti. Il cibo viene infatti consumato sul posto e, per la mancanza di organizzazione, capita che nel corso di una stessa serata, in alcuni luoghi, vengano anche consegnati più pasti: questo ha un effetto disastroso sull’igiene della strada, dove evidentemente gli avanzi di cibo causano notevoli disagi ai cittadini residenti: ad aprile partirà un avviso pubblico per far si che tutte le associazioni interessate si iscrivano ad un elenco e si coordino con l’amministrazione per gli interventi da mettere in campo, sanzionando chi agirà in modo difforme. Un obiettivo importante, ha spiegato l’Assessora anche in virtù della sua esperienza di operatrice sociale, è quello di incoraggiare i senzatetto a spostarsi verso le mense o i centri diurni per consumare i loro pasti, un’occasione anche di reinserimento sociale. Nel corso del dibattito la consigliera Galiero, il consigliere Frezza (gruppo Misto) e anche il consigliere Greco della IIIa Municipalità hanno condiviso la necessità di strutturare una rete cittadina del volontariato, coordinata dal Comune.

Resta il dato drammatico dell’aumento, nel 2018, del 24% di persone senza fissa dimora nel comune di Napoli, ha concluso l’assessora Marmorale: per far fronte a questo fenomeno serve accedere a nuove forme di finanziamento, anche attraverso l’europrogettazione, per aprire piccoli centri diurni e altre strutture di bassa soglia.