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NAPOLI – C’è un fattore che sta condizionando la scelta degli assessori, in primis quello al bilancio, della prima giunta Manfredi. Quel fattore è un tabù da otto anni, da quando il Comune di Napoli è tecnicamente in pre-default. Quel fattore si chiama dissesto.

Il neo sindaco, raccontano, vuole evitarlo perchè, oltre al danno d’immagine che se ne ricaverebbe, dichiarare il default significherebbe, tra l’altro, far morire in culla tutti i suoi progetti di avere una macchina amministrativa pronta a nuove assunzioni e capace di conquistare i soldi del Pnrr.

Azzerare le partite economiche, poi, lasciare insolute tante obbligazioni non è certo il biglietto di visita che si augura chi inizia un’avventura in politica.

Per questo, fanno notare, il primo cittadino sta mandando continuamente segnali a Roma affinchè il Patto per Napoli venga rispettato. Manfredi, che è davvero un ingegnere pragmatico, non vuole chiacchiere: vuole avere le spalle coperte per iniziare la partita del rilancio della città.

Tanto più che, in questi primi giorni con la fascia tricolore, ha già avvertito l’avvilimento di chi, senza soldi, senza uomini e senza strutture può fare ben poco davanti a una città che, a volte, sembra davvero che se ne stia cadendo a pezzi. Questa mattina, ad esempio, parlando della galleria Quattro Giornate chiusa al traffico per infiltrazioni, è stato evidente il suo scoramente quando ai cronisti ha fatto presente che “per mesi, mesi e mesi” non si è mosso un dito per garantire la sicurezza di quell’arteria così importante per il traffico cittadino.

E quindi: i conti. Da giorni l’ex assessore ai tempi della Iervolino Enrico Cardillo li sta visionando. Con la scelta di andare dritti alla dichiarazione di dissesto che rimane una opzione. Ma raccontano, in ogni caso, che sullo sfondo ci sia anche l’ex sottosegretario Pier Paolo Baretta pronto a tentare il miracolo di farli quadrare nelle vesti di assessore.

Fatto sta che quella per la quale è dato in pole position, è la casella da cui si capirà anche la linea politica della giunta Manfredi. 

Pragmaticamente, dirà molto di più questa scelta rispetto all’altra che politicamente pure si attende con ansia. Quella di nominare o meno l’ex Forza Italia Caterina Miraglia assessore alla cultura. Oggi, suo figlio nonché suo primo sponsor, Stani Lanzotti, ha incassato il rinvio a giudizio per l’accusa di compravendita di voti in occasione delle elezioni di 5 anni fa. Una decisione che aveva messo nel conto – ha fatto sapere – e per la quale è pronto a difendersi nel processo. Con quali conseguenze politiche, molto probabilmente, si dovrebbe sapere però già sabato, giorno in cui Manfredi, nominando la giunta, dovrebbe tirare la linea sui primi conti. Quelli, almeno, che dipendono solo da lui.