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Napoli – Le faide nel clan Lo Russo sono state soffocate con quattro duplici omicidi. A due a due. Il clan Lo Russo quando ammazza lo fa in maniera clamorosa, tanto forte da riecheggiare in tutta l’area nord. Tre duplici omicidi hanno ultimamente segnano l’evoluzione della cosca che in principio fu dei fratelli Lo Russo e adesso è in preda a gruppi più o meno autonomi che cercano spazio e carattere. Il 5 agosto del 2011 morirono Salvatore Scognamiglio e Salvatore Paolillo in un circolo ricreativo all’interno del “cuore” di Miano. A fare fuoco un commando mandato da Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore, il primo dei pentiti della cosca dei “capitano”. I due furono assassinati perché Antonio non voleva lasciare le redini del clan agli uomini dello zio Giuseppe, unico a non essersi pentito, e così inviò due fedelissimi, direttamente dalla sua latitanza dorata a Nizza, ad ammazzare i due che avrebbero dovuto prendere il posto suo. Il 30 settembre del 2016 ancora un duplice omicidio, per una faida tra il clan Lo Russo, i cosiddetti “capitoni” e un gruppo scissionista della stessa cosca. Le due vittime furono attirate in una trappola visto che furono uccise in una zona dove non si sarebbero dovute “trovare”, essendo considerata la roccaforte del clan avversario. Domenico Sabatino, 40 anni, figlio di Ettore, ex boss, pentito, e Salvatore Corrado, di 37 anni, appartenevano ad una frangia staccatasi dal nucleo centrale dei Lo Russo per acquisire autonomia nella gestione delle estorsioni. Undici i colpi di pistola esplosi nell’occasione, tra la folla, mentre i due viaggiavano su una moto di colore bianco. Anche in questo caso il gruppo di autonomi fu soffocato nel giro di pochissimi giorni. In quel momento erano liberi altri capicosca di Miano che hanno potuto prendere la decisione. Poi è stata la volta dell’ondata di pentimenti e di arresti scatenati dalle dichiarazioni dei fratelli Lo Russo e dei loro fedelissimi. Storie che hanno scoperchiato non solo gli affari “sporchi” della criminalità, ma anche quelli occulti. Il 26 maggio un altro duplice omicidio. Carlo e Carlo Nappello furono trucidati in mezzo Miano con una raffica di almeno venti colpi. Anche qui si è soffocata la scissione senza possibilità di appello. I due erano vicini al gruppo che voleva ereditare gli affari del clan di Carlo Lo Russo. Due giorni fa Biagio Palumbo e Salvatore Mele, altri due morti per placare la voglia di ribalta dei due ras scarcerati da meno di un anno, ma con molto carisma criminale.