- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Da un’inchiesta condotta dal viceprocuratore Marco Catalano e dal sostituto procuratore Ferruccio Capalbo è emerso che tra il 2007 e il 2012 migliaia di fatture sono state gonfiate dall’Asl Napoli 1, cioè senza gli “sconti” previsti dalla legge 296 del 2006, per 230 centri sanitari privati, con un danno alle casse pubbliche di 15,5 milioni di euro.

Sono scattati i sequestri della Corte dei conti e sono stati bloccati 5,5 milioni di euro, denaro che riguarda 22 strutture. Sono inoltre stati richiesti maxi risarcimenti ai privati convenzionati e a 39 persone tra amministratori dell’Asl, sub commissari, dirigenti dei settori bilancio e affari legali e del collegio sindacale.

È uno scandalo che travolge nuovamente il mondo della sanità privata napoletana. La lista dei centri indagati è lunga: dai laboratori di analisi e di medicina nucleare ai centri di cardiologia, diabetologia e radioterapia. L’ennesima pagina nera definita dagli inquirenti “la truffa degli sconti”.

Per far fronte alla crisi del bilancio della regione, lo Stato, attraverso la legge 296 del 2006, attuò tagli alle spese sanitarie, riducendo le tariffe pagate dalle Asl ai centri privati. Tuttavia, i controlli del nucleo tutela spesa pubblica della guardia di finanza, hanno rivelato che all’Asl Napoli 1 quello sconto non è mai stato applicato. L’Asl, inoltre, dal 2009 al 2012 non ha svolto nessun tipo di accertamento affinché le strutture private accreditate applicassero il disposto normativo. L’udienza per la convalida dei sequestri per i centri che hanno incassato somme superiori ai 60 mila euro è programmata per il 10 Luglio.