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Nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e per un’altra è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. E’ questo il bilancio di un’operazione condotta dalla polizia in provincia di Napoli. Le misure sono state emesse dal gip al termine di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale di Napoli.
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché di estorsione, tentata estorsione, detenzione di armi e detenzione a fine di spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’associazione camorristica denominata ‘clan del Rione Moscarella‘, operante nei comuni di Castellammare di Stabia, Pompei, S. Antonio Abate e zone limitrofe.
In particolare, nel corso delle indagini svolte dalla Sisco di Napoli e dallo Sco, con il supporto operativo della Squadra Mobile di Napoli, sarebbero stati individuati vari episodi estorsivi, posti in essere in danno di alcuni operatori commerciali.
Inoltre, uno degli indagati, benché detenuto, avrebbe mantenuto contatti telefonici con i propri complici, al fine di pianificare e dirigere le attività estorsive.

Figura anche il fratello del defunto boss delle cerimonie Antonio Polese, tra le persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine della Polizia di Stato e della dda di Napoli che ha consentito di dimezzare una nuova organizzazione criminale di Castellammare di Stabia (Napoli), il cosiddetto clan del rione Rione Moscarella, operante a Castellammare ma anche a Pompei, Sant’Antonio Abate e nelle zone limitrofe.
A Sabato Polese, 75 anni, – che non fa parte della compagine societaria del Grand Hotel La Sonrisa e a cui è stato applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria – viene contestato dagli inquirenti di avere di avere fornito un aiuto alla famiglia Onorato (vertice del clan del rione Moscarella) informandola delle indagini in corso.
In particolare avrebbe incontrato uno degli arrestati, un esattore del clan, per dirgli che la Polizia di Stato aveva prelevato le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza della struttura ricettiva recentemente confiscata il 29 settembre 2023. Si tratta della data in cui sarebbe stata pagata una tangente da 5mila euro al clan.