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Eugenio Finardi dopo 30 anni torna a cantare a Napoli, con un progetto dal titolo “Euphonia Suite”. Il 14 gennaio, al Teatro Trianon, Finardi propone una formula di concerto senza pause, tutto da vivere in un solo fiato. A salire sul palco e a condividere il lavoro, insieme all’artista bergamasco, i pugliesi Mirko Signorile, al pianoforte, e Raffaele Casarano, al sassofono. “Sono cresciuto con la musica napoletana – racconta Eugenio Finardi. Mia madre era americana ed era una cantante lirica, i nostri vicini di casa erano partenopei e, quindi, invece di imparare “24mila baci” ascoltavo “Passione”. Sono fortemente legato a Napoli, alla sua musica e alla sua lingua, di cui sono uno studioso o forse meglio definirmi uno studente. Se Dante fosse stato napoletano, adesso lo parleremo tutti e avremo, tra l’altro, una lingua stupenda da cantare. Io l’ho studiato come studio il tedesco o lo spagnolo. E’ una lingua meravigliosa con una sua letteratura e con 500 anni di musica. La cultura italiana è Napoli. La vera musica italiana è Napoli, fin dai tempi di Pergolesi e di Scarlatti. Agli inizi degli anni 70 c’era molta vicinanza tra la scena musicale napoletana e quella milanese”. “Tengo tantissimo a questa data napoletana, manco dalla città in concerto da più di trent’anni. E’ una città che mi è molto cara. I miei ricordi mi riportano alle notti passate a mangiare frutti di mare insieme a Pino, a Tony e a tanti altri amici. E’ stato un periodo veramente molto bello. All’epoca tutti suonavano con tutti, c’era un forte scambio. La prima volta che Pino suonò a Milano fu aprendo un mio concerto all’ Arena. Non posso che non regalare un paio di canzoni del repertorio napoletano al pubblico del Trianon. Io sono un grande amante della canzone partenopea, adoro il suono di come si arrotolano le parole. Te voglio bene assaje è nel mio repertorio da sempre, anche perché è attribuita a Donizetti che era bergamasco e io sono di origine bergamasca, per cui ho diritto di cantarla (dice sorridendo), poi farò Torna a Surriento. Spero che vengano tutti i miei amici a teatro: Gigi de Rienzo, Ernesto Vitolo, Tony Esposito”. “”Euphonia Suite” – continua Finardi- “è un progetto, è un’idea che va avanti da 10 anni e che si è concretizzato in questo disco durante il lockdown. E’ un concerto molto particolare, fatto con due musicisti virtuosi, straordinari improvvisatori, che con me interpretano un unico lungo brano. Il concerto è un flusso continuo di musica, all’interno del quale compaiono le singole canzoni che diventano strofe. E’ un abbandonarsi, un po’ una guarigione; il lockdown ci ha molto colpito e credo che ci sia bisogno di musica che porti altrove, che porti ad un certo sollievo lo spirito. Il flusso continuo di queste canzoni, senza soluzione di continuità, è veramente un qualcosa di nuovo, che sta riscuotendo un grande successo. Dal vivo è entusiasmante. Il disco è bello, ma l’ascolto è in solitudine, in concerto è una condivisione di emozioni da parte del pubblico in platea e nostra sul palco. Una breve spiegazione introduttiva darà il via all’esperienza, che vedrà tutti partecipare come meglio credono: applaudendo, portando il ritmo, o schioccando le dita.” “Il concerto non ha pause- conclude l’artista- ci si potrà abbandonare a questo flusso di ricordi, di stimoli, è un viaggio emozionale è un’altalena di storie condivise. È come un thriller, non c’è mai un momento di noia, essendoci molta interpretazione, è un continuo giocare sul palco, un continuo prendersi il rischio nell’improvvisare questi collegamenti tra un brano e l’altro. Si può ascoltare ad occhi chiusi, ma a mente sveglia”.