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Napoli – Donne che denunciano violenze, finti stupri, presunte vittime che poi si rivelano una elaborata messa in scena per incastrare qualcuno: è accaduto tre volte in poco più di un mese in tre delle principali serie tv trasmesse su Rai Uno, come denunciato dall’editoriale indipendente Aestetica Sovietica in una lettera ai vertici Rai. Prima in ‘Mina Settembre’, dove l’assistente sociale interpretata da Serena Rossi scopre che una giovane estetista, Martina, sta accusando un ginecologo di una violenza sessuale mai avvenuta; poi nella nuova fiction ‘Le indagini di Lolita Lobosco’ dove la protagonista Luisa Ranieri smaschera una giovane donna che accusa un uomo di averla stuprata su richiesta della moglie dell’uomo che vuole incastrarlo per potersi ricostruire una vita con l’amante, e infine di nuovo una denuncia di stupro subito da una donna, che poi si rivela falso, nella serie ‘Che Dio ci aiuti 6’ con Elena Sofia Ricci. 

Nella lettera, Aestetica Sovietica fa notare come, anziché una coincidenza, il tutto appaia sempre più “come un disegno politico, o quantomeno come un retaggio culturale imperdonabile in un Paese che già fa molta fatica a credere alle violenze sessuali” scrivono, ricordando poi che il servizio pubblico dovrebbe aiutare l’opinione pubblica nel debellare i pregiudizi nei confronti delle vittime di abusi.
E ancora: “Adesso basta, pretendiamo spiegazioni. Queste coincidenze sono imperdonabili.  Non tollereremo della retorica spicciola il prossimo 8 marzo. Il supporto a una battaglia lo si dà anche attraverso una rappresentazione veritiera del mondo in cui viviamo. E nel mondo in cui viviamo, quando una ragazza denuncia uno stupro, le si chiede se è sicura, se avesse bevuto, se avesse dato modo di credere al suo carnefice di starci, quanto corta fosse la gonna che indossava. Si dubita. E la Rai – concludono – ci sta insegnando che facciamo bene a dubitare”.