- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

L’ultimo fronte della ‘guerra degli alberi’ è sulla tratta della funicolare di Montesanto. Per due Cedri dell’Atlante, il Comune di Napoli ha autorizzato l’Anm ad un “abbattimento”. Ma il mondo ambientalista è in fibrillazione. Ancora aperta, infatti, è la ferita per i 23 tronchi tagliati al Parco Mascagna. Si dice pronto “anche ad andarmi a incatenare” il professor Ermete Ferraro, dell’esecutivo nazionale dei Verdi Ambiente e Società. Saltato per l’allerta meteo l’11 febbraio, l’intervento è programmato domenica mattina. Fonti Anm però frenano sull’allarme. Per adesso si parlerebbe “di una potatura”, non di abbattere. E se “le cose si faranno più complicate, si vedrà più avanti”. La questione dei cedri? Dalla partecipata dei trasporti specificano: “Vanno sulla rete aerea, sui cavi della funicolare”. A Ferraro, tuttavia, il Comune conferma gli “abbattimenti previsti”. E quindi il 18 febbraio sarà protesta, in prima fila anche la rete No Box.

I tecnici comunali dell’area ambiente delineano i due target. C’è un “albero completamente secco, privo di vegetazione ed incombente sulle scale di servizio, sulla via di corsa della Funicolare e su via Montesanto”. Poi un altro cedro, “alto circa 9mt e con diametro di circa 45cm, costantemente spalcato negli anni a causa dell’attiguità alla linea di corsa”. In questo secondo caso, “la chioma si mostra a bandiera, asimmetrica e sbilanciata”. Il fusto invece “si presenta filato e moderatamente inclinato verso le scale di servizio, sulla via di corsa della Funicolare e su via Montesanto”. Il sito d’impianto è “di scarse dimensioni, inadeguato per una specie di prima grandezza come il Cedro”. Palazzo San Giacomo assicura “che il richiedente provvederà” a piantare “altrettanti alberi adulti della stessa specie o di specie autoctona”.

Ferraro, dal canto suo, chiede di sospendere l’intervento. Lo stop consentirebbe il sopralluogo di un agronomo, incaricato dagli attivisti. “Dov’è l’urgenza?” si domanda l’ambientalista. Ed esprime dubbi sulla perizia agronomica, “di cui non si è avuta visione diretta, pur avendo fatto richiesta di accesso agli atti”. A detta di Ferraro, “sembra che si ricavi solo un precario stato di salute dei due alberi”. Inoltre, non se ne attesterebbe “l’effettiva pericolosità per la sicurezza dell’impianto e dei viaggiatori, come previsto viceversa da alcune sentenze del Consiglio di Stato”. I giudici, tra l’altro, “sottolineano anche la necessità di esami strumentali e non solo visivi”. L’ambientalista, in ultimo, rileva “che – per ammissione dello stesso Servizio Verde Città – l’area in questione è soggetta a vincolo paesaggistico”. Di contro non risulterebbe “richiesto un parere favorevole nel merito da parte della Sovrintendenza, interpellata” via pec da Ferraro. Due i rischi evidenziati, per gli abbattimenti. Il primo è il danno alla “produzione di ossigeno“. L’ulteriore è un “problema di statica: togliere quegli alberi significa turbare l’equilibrio del terrapieno”. Ironizzano i No Box: “Il Comune di Napoli non ha un Assessorato al Verde ma un Assessorato all’Abbattimento degli alberi ed all’Abbandono dei parchi e del verde cittadino”. E ricordando il precedente, si accusa: “Invece di curare agiscono chirurgicamente”. Va all’attacco pure la consigliere regionale Maria Muscarà del gruppo misto. “Napoli – afferma – è sempre più un cimitero di alberi“. E se “in Regione abbiamo il ‘lanciafiamme’, al Comune ‘la motosega’ facile”. A ciascuno il suo.