- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Napoli – Il 26 novembre ritorna alla Galleria Toledo la compagnia Motus con MDLSX, Middlesex, spettacolo già acclamato al Santarcangelo Festival 2015, centrato sulla sessualità e sulle possibilità del gender. Una pièce interpretata dalla straordinaria Silvia Calderoni, che presta instancabilmente il suo corpo performante all’investigazione dentro e fuori i confini dell’identità di genere e nelle sue possibilità d’essere. Una concezione di teatro che è frontiera, in cui la ricerca è provocazione e dove il gesto si propone con forza, drammaturgicamente antagonista e politicamente sferzante.

Il progetto teatrale dei Motus appare, nello svolgersi del tempo drammaturgico, segnato da costanti e variabili, ininterrottamente elaborate seguendo un filo invisibile, ma d’acciaio. La costante è l’indagine, filosofica, semantica ed estetica, in cui sempre si sviluppa la rigorosa ricerca sulle forme dei linguaggi; la concretizzazione in visioni pre-apocalittiche, quantificatori esistenziali  dei significanti, che permeano l’elaborazione dei neo-sillogismi modellati in forma scenica, atti a definire la linea di demarcazione tra utopia e distopia del presente  in divenire. Le variabili sono rappresentate dai segni marginali, che attraggono l’attenzione critica dei registi Enrico Casagrande e Daniela Nicolò: le scorie minime, i locus genici riscattati dai rigagnoli più sordidi e oscuri della discarica del  vivere attuale, riosservati nelle loro ragioni, riabilitati nelle qualità e amalgamati al pensiero dei grandi maestri della filosofia recente, Pasolini, Deleuze, Huxley.  Allo stesso modo i segni macroscopici della decadenza, della società dei consumi e della politica criminale, sono estrapolati dai contenitori mediatici e rivelati nell’ipocrisia dello stato delle cose.

Assieme con gli attori-performer – Silvia Calderoni per MDLSX -, che di  volta in volta hanno posto in essere un pensiero disturbante  e a-dogmatico, i Motus, decodificatori della realtà in mutazione, portano avanti, e oltre, l’indagine capillare sul significato dei segni che questo tempo storico dissemina caoticamente tra le pieghe della società. Con MDLSX pescano nell’identità fluttuante del corpo sessuato, per estrarne dalle carni il cuore vivo e sanguinante e l’urlo viscerale che ne racconta le ragioni e scava nell’indefinibilità del genere umano.

“MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità” scriveva R. Braidotti in On Becoming Europeans, avanzando la proposta di una identità post-nazionalista… Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento dall’apparente formato del D-j/Vj Set, per dare inizio a una esplorazione sui confini che si catalizzerà, nel 2017, in Black Drama (un musical tragico).

In MDLSX collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra fiction e realtà MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che, con A Cyborg Manifesto di Donna Haraway, il Manifesto Contra-sexual di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro. 

Il cambiamento necessario è talmente profondo che si dice sia impossibile, talmente profondo che si dice sia inimmaginabile. Ma l’impossibile arriverà e l’inimmaginabile è inevitabile. (Manifesto Animalista, Paul B. Preciado)