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Ti prego non voglio morire“. Sono le parole riferite a un infermiere dell’ospedale San Paolo di Napoli dal ragazzo di quasi 20 anni accoltellato nella notte tra sabato e domenica nei pressi della discoteca Club Partenopeo di via Coroglio a Bagnoli, zona flegrea di Napoli. Ennesima aggressione nata in uno dei locali più noti della movida partenoepa, già coinvolto nel recente passato in episodi del genere. E’ nato tutto da una banale discussione tra la vittima e un gruppo di ragazzi. Una spinta involontaria a una ragazza della “paranza” e il diverbio è degenerato nel sangue, con il 20enne accoltellato all’addome e trasportato d’urgenza, poco dopo le 4 del mattino, al pronto soccorso dell’ospedale di via Terracina. 

Assistito dal personale medico, il giovane è stato operato ed ora è ricoverato in rianimazione ma, per fortuna, non è in pericolo di vita. Sulla vicenda sono in corso le indagini dei carabinieri che hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nel locale e raccolto diverse testimonianza da parte delle persone presenti.

A raccontare le fasi concitate dell’arrivo al pronto soccorso del ragazzo è Antonio Marciano, 27 anni, infermiere dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta. In un lungo posto pubblicato sulla propria pagina Facebook e rilanciato da “Nessuno Tocchi Ippocrate”, account che denuncia le aggressioni che sono costretti a subire infermieri, medici e operatori sanitari ma che sottolinea anche il lavoro d’eccellenza fatto dai professionisti napoletani tra numerose difficoltà, Antonio ripercorre “l’ora d’oro” vissuta insieme ai colleghi che sono riusciti a salvare la vita al giovane 20enne arrivato con una profonda ferita all’addome.

“Questa notte appena trascorsa in pronto soccorso è stata unica nel suo genere e di certo sarà indimenticabile per quanto mi riguarda, noi la chiamiamo “l’ora d’oro”: erano le 4.20 del mattino, quando mi arriva un paziente molto giovane (circa 19 anni) in codice rosso per ferita da arma “bianca” (coltello) all’addome con conseguente eviscerazione intestinale (avevo letteralmente l’intestino nelle mani); il ragazzo era letteralmente sotto shock, io insieme ai miei colleghi e ai medici subito ci accingiamo a stabilizzarlo per poi portarlo immediatamente in sala operatoria, di fatti il ragazzo in 20 minuti era già stabilizzato e in sala operatoria!
Nel contempo, mentre lo si stava stabilizzando, io personalmente mantenevo tra le mie mani il suo intestino, pronto a proteggerlo come fosse un diamante prezioso, il ragazzo rivolgendosi a me allunga la sua mano e mi stringe forte il braccio destro dicendomi di avvicinarmi al suo viso perché doveva dirmi una cosa importante. Beh, quella cosa importante che doveva dirmi è stata:”Ti prego non voglio morire!”. Io mi sono freddato nel sentire questa sua richiesta di aiuto, ma con sangue freddo, occhi lucidi e voce spezzata gli ho gridato: “Tu non morirai! In questa notte che sono presente anche io, tu non morirai!“. Il ragazzo guardandomi con quei suoi occhi color cielo, pieni di luce e speranza, mi ha fatto un cenno di sorriso e mi ha detto “Mi fido di te!”.

Nel frattempo lui continuava a stringermi il braccio con la sua mano e, più sentivo la sua voglia di lottare, più proteggevo il suo intestino quasi come voler creare una barriera protettiva intorno e arrestargli l’emorragia. Ad un certo punto arriva il padre che con occhi straziati, voce spezzata nel vedere il figlio in quello stato, con un coraggio inaudito nonostante fosse impaurito, si avvicina al figlio sofferente per stringergli forte la mano e lo rassicura sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene anche se lo stesso padre magari non aveva nessuna certezza in quel momento; poco dopo gira lo sguardo verso di me e mi dice: “Vi prego, salvate la vita del mio amore, non fate in modo che mi venga strappato via! Si salverà vero?!?“. Io che in quel momento mi sono ritrovato ad avere mente e cuore invasi da commozione, ansie, paure, timori, l’ho guardato e con voce ferma e decisa nonché occhi lucidi ho detto vicino al padre: “Questa sera vostro figlio non morirà! Ce la farà!”. Il padre mi fa un cenno di sorriso mentre una lacrima bagnava dolcemente il suo viso, subito dopo mi raggiungono il chirurgo con l’anestesista in codice rosso per dire che era tutto pronto per sottoporlo ad intervento chirurgico, al che il padre si rivolge verso il figlio, gli si avvicina così da dargli un bacio a stampo sulle labbra e poi gli sussurra: “Tu sei il mio guerriero, la mia forza ma questa volta sono io a dare forza a te, non ti permettere di abbandonarmi!”. Il figlio gli fa un cenno con la testa come per dire “Non ti abbandonerò!”, e subito via in sala operatoria.

Sembra essere una storia da serie televisiva, sembra quasi un episodio di Grey’s Anatomy, ma invece è tutto vero! Un ragazzo semplice, che era uscito insieme ai suoi amici solo per divertirsi senza nuocere a nessuno, si è ritrovato a rischiare la propria vita, per cosa poi?!? Per niente. Ha rischiato la vita solo perché al mondo esistono parecchie teste di cazzo che andrebbero chiuse nelle carceri e buttate le chiavi così da farle marcire lì dentro. La vita è preziosa e non la si può perdere in una discoteca mentre ci si sta divertendo con gli amici per colpa di qualche testa calda, non è giusto! La vita è un dono e come tale bisogna custodirlo e farne un qualcosa di magnifico. Infine il ragazzo in questione è uscito dalla sala operatoria alle 6, è ricoverato in rianimazione per una breve ma intensa osservazione medica-chirurgica ma è vivo ed è stato salvato alla grande”.