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«Non si è mai veramente pentito per quel che ha fatto e va condannato alla pena dell’ergastolo». Questa la pena chiesta dal procuratore generale Edoardo Clienti al termine della requisitoria tenuta in Corte d’Assise d’Appello di Napoli per l’omicidio di Stefania Formicola, la 28enne assassinata a Sant’Antimo (Napoli) il 19 ottobre del 2016. Imputato il marito Carmine D’Aponte, dal quale si stava separando perché la loro relazione, dalla quale erano nati due figli, era diventata un tormento. “Lui non ha mai mostrato un minimo segno di pentito, è spavaldo e addirittura per tre volte è stato richiamato dal giudice perché faceva dei gestacci contro di noi”, ha detto Adriana Esposito, la mamma di Stefania, che con altre donne indossa una maglietta bianca con il volto sorridente della figlia assassinata con un colpo di pistola al cuore esploso dalla pistola impugnata da D’Aponte durante un litigio avvenuto in auto, sotto casa della dove la donna si era rifugiata. Il 12 febbraio dell’anno scorso il Tribunale di Napoli Nord ha condannato D’Aponte all’ergastolo, per omicidio volontario e il procuratore generale ha confermato la condanna. «Le condanne esemplari sono un potente strumento di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e la giustizia nella quale crediamo si fa nelle aule processuali proprio grazie alle condanne esemplari», ha detto l’avvocato Cesino, legale di Adriana Esposito e presidente dell’associazione ‘Libera dalla violenza’.