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NAPOLI – C’è una vignetta, in prima pagina su Repubblica di oggi, che basta e avanza: “Carica!”, fa dire Altan come grido di battaglia in vista delle prossime elezioni comunali a un Matteo Salvini in sella a un cavallo ma girato dal lato opposto rispetto alla direzione che segue il destriero.

Ecco: al posto di Salvini, sarebbe potuto essere raffigurato benissimo Catello Maresca, il candidato sindaco del centrodestra il giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato definitivamente 4 sue liste elettorali.

Quella vignetta rispecchia l’umore che si respira tra quell’esercito di suoi candidati che si ritrova allo sbando.

Non si potrà parlare di un 8 settembre. Ma, per loro, di un 18 settembre che un pò lo evoca, sì. Decine e decine di aspiranti consiglieri rimasti senza la possibilità di poter correre per un seggio, questo sabato di caldo ancora estivo, si rincorrono un pò smarriti, un pò increduli, molto arrabbiati (e molti non certo contro un destino cinico e baro) su Facebook, sui gruppi WhatsApp, davanti a qualche bar: “E ora, che facciamo?”

I più inferociti sono i candidati che si apprestavano a correre sotto l’insegna della Lega (nella fattispecie partenopea, la lista “Prima Napoli”). Non si danno pace su come sia stato possibile presentare alla commissione elettorale una documentazione mancante persino del simbolo da registrare per la scheda elettorale. 

Così, la guerra del Carroccio napoletano è già in atto con il coordinatore cittadino Severino Nappi nel mirino di tutti coloro ai quali non va giù di aver speso tempo e denaro per mettere in moto le rispettive macchine elettorali. E che ora, dall’altro capo del telefono, trovano solo il deputato Gianluca Cantalamessa, divenuto il loro alfiere. 

Matteo Salvini, fuor di vignetta, avrebbe già fatto sapere che, subito dopo le elezioni, i vertici del partito a Napoli saranno azzerati. E intanto, il ministro Giancarlo Giorgetti che lunedì sarà a Napoli, ancora non si sa se, come e quando incontrerà Maresca. 

Ma tant’è. Non solo i leghisti vivono momenti assai amari. Molti civici che avrebbero dovuto correre con ‘Catello Maresca Sindaco’ e ‘Catello Maresca’ pure non la digeriscono. La delusione è tanta e qualcuno la esterna arrivando a testimoniare che il terremoto ha investito anche la cerchia più vicina al candidato sindaco.

E così. Via Ponte di Tappia: a 15 giorni dall’apertura delle urne, dire che il morale della truppa è sotto ai tacchi nel quartier generale di Maresca è poco.

La strategia, comunque, con le dita incrociate che non si riveli quella del Generale Custer e del Settimo Cavalleria a Little Bighorn, è questa.

In cima: non assumersi alcuna vera responsabilità, nè politica nè oggettiva, per le mancanze documentali rilevate dai giudici amministrativi.

Maresca, in una intervista video per il sito del Corriere del Mezzogiorno: “Accettiamo la decisione della giustizia amministrativa, ma non possiamo non essere rammaricati per un vulnus alla democrazia che si è venuto a creare con l’esclusione di più di 40 liste tra Comune e Municipalità”.

Subito dopo, la strategia prevede l’evocazione dell’ombra lunga di imprecisati “poteri forti” che avrebbero impedito la consegna regolare della documentazione elettorale: “Io ho solo verificato la situazione caotica all’ufficio elettorale. Delle precauzioni che a tutto servivano tranne che ad essere davvero indirizzate al rispetto della normativa anti-Covid o al rispetto dei tempi. Da questo punto di vista, non vorrei che i più furbi ne traggano vantaggio e le persone più corrette possano essere penalizzate. Allora ci attrezzeremo anche noi per evitare che accadano delle cose che possano lasciare dubbi rispetto all’esigenza di una competizione sana, pulita, che non sia inquinata da comportamenti sospetti”.     

Ancora: la strategia non può non rimpallare oltre che le responsabilità anche del fango contro la coalizione di Gaetano Manfredi, definita “comitato d’affari”. “E’ un dato oggettivo, vedi la reazione alla mia proposta di sospendere il pedaggio della Tangenziale gestita da Cirino Pomicino, il quale sostiene Manfredi che a sua volta si accorda con D’Angelo che gestisce i servizi sociali. C’è un certo modo di fare, di amministrare e di gestire gli affari che vede anche Cesaro catalizzato attorno a Manfredi e che credo possa definirsi solo così: un comitato d’affari, un comitato che si vuole occupare degli affari di cui si è sempre occupata la sinistra in questa città, con gli stessi metodi”. 

Sta di fatto che l’effetto che fa questa strategia si traduce nelle reazioni della coordinatrice cittadina di Italia Viva, Graziella Pagano (“Adesso basta. Maresca denuncia un fantomatico pericolo di brogli elettorali, ma stiamo scherzando?! E chi sarebbero gli imbroglioni all’opera?”) e di Sergio D’Angelo, candidato numero uno della lista “Napoli Solidale” tirato in ballo personalmente (“Maresca ha esagerato, colpa dell’esasperazione: evidentemente, vede in pericolo anche il ballottaggio”). 

In 15 giorni, la strategia partorita nel day after dovrà trasformare il (1)8 settembre in un pallido ricordo. E uno dei candidati esclusi dalla corsa che cerca di prenderla con più filosofia ricorda che domani è 19 settembre, San Gennaro.