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“Io e la mia famiglia non siamo alla ricerca di una vendetta o di colpevoli, siamo alla ricerca di giustizia”: a parlare, al Tg1, è Giuseppe Noschese, medico e papà di Michele Noschese, il dj 35enne, deceduto venerdì scorso a Ibiza, secondo la polizia spagnola a causa di un arresto cardiaco dopo essersi sentito male, per i suoi amici a causa delle percosse subite. “E’ arrivata la polizia, mi è stato riferito, – continua Giuseppe Noschese – che ha fatto uscire tutti, è rimasta sola con mio figlio che è stato legato mani e piedi”.

“Sembrerebbe che sia stato malmenato in maniera particolarmente energica”, dice ancora il padre del dj.  Ieri è stata eseguita l’autopsia e la famiglia Noschese, assistita dall’avvocato Paola Filippelli ha nominato un proprio consulente di parte

“Non è credibile” la versione fornita dalla polizia spagnola, secondo cui Michele Noschese, il dj 35enne morto ad Ibiza, sarebbe deceduto per un arresto cardiaco dopo essersi sentito male nella sua casa: è quanto sostiene il padre dell’uomo, Giuseppe Noschese, nell’esposto con il quale chiede alle autorità spagnole di indagare per omicidio volontario a carico degli agenti intervenuti.

Questi, secondo quanto riferito da alcuni amici del dj Godzi, presenti quella sera alla festa, sarebbe stato colpito dai poliziotti almeno tre volte alla testa e portato in una stanza dove non è stato fatto entrare nessuno.

Il padre del dj, un noto medico napoletano, sostiene che la morte è avvenuta in “circostanze grandemente sospette e comunque non chiarite”, subito dopo il suo arresto e mentre era “in custodia delle forze di sicurezza spagnole”.
Nell’esposto vengono sollecitati, tra l’altro, l’apertura di una “indagine autonoma e approfondita”, l’acquisizione dei filmati dell’arresto e la loro messa in sicurezza; l’identificazione di tutti i poliziotti presenti.