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Il Parco Nazionale del Vesuvio è stato ancora una volta devastato da un incendio probabilmente doloso che ha distrutto preziosi habitat e la loro biodiversità, compromettendo irrimediabilmente un patrimonio naturale unico al mondo.

Ma si tratta di una catastrofe ampiamente annunciata.
Per il dott. Enzo Stabile, Vicepresidente dei GRE e già comandante del CFS della Campania, “questa tragedia non solo si aggiunge a quella del 2017, ma ad essa è direttamente collegata. Infatti, nonostante le ripetute richieste di intervento, le segnalazioni di rischio e le denunce, le autorità competenti sembrano aver continuato a sottovalutare il problema, lasciando il Vesuvio in balia di un pericolo che si poteva e si doveva prevenire. È inaccettabile che, a distanza di anni, si continui a ignorare il rischio e a lasciare il patrimonio naturale in balia di incendi che potrebbero essere evitati con una gestione più responsabile e lungimirante. La mancanza di interventi efficaci, di piani di emergenza aggiornati e di controlli adeguati dimostra un totale disinteresse verso la tutela del Vesuvio. Inoltre andrebbe previsto, almeno per i Parchi Nazionali, l’obbligo di un DOS proveniente dai Carabinieri Forestali mentre in questo caso sembrerebbe addirittura che la gestione delle operazioni di spegnimento sia stata affidata dalla Regione Campania a soggetti senza adeguata esperienza in materia agronomica forestale e della propagazione degli incendi in aree boschive su suoli vulcanici.”.
Con lo sbandierato progetto “Grande Vesuvio”, lanciato dall’allora ministro Sergio Costa dopo il grave incendio del 2017, si sarebbe dovuto mettere in atto un piano strategico e integrato per la gestione del rischio incendi, migliorando le misure di prevenzione, sorveglianza e intervento rapido. In particolare, il progetto prevedeva l’installazione di sistemi di monitoraggio avanzati, come telecamere e sensori, per individuare tempestivamente eventuali incendi, oltre a potenziare le squadre di intervento e le attività di pulizia e gestione del territorio.
Gli ingenti fondi di quel progetto sono arrivati, ma gli interventi restano invisibili. Così come le altre misure di lotta attiva nell’antincendio boschivo, che in base alla legge 353/2000 compete in via esclusiva alla Regione: bruciature controllate (per eliminare il combustibile vegetale in eccesso, riducendo così il rischio di incendi di vaste proporzioni), pulizia e manutenzione del territorio (rimozione di ceppi, rami secchi, foglie e altri materiali facilmente infiammabili, attraverso interventi di pulizia e gestione del sottobosco), creazione di fasce tagliafuoco (che fungono da barriere naturali per bloccare la propagazione del fuoco), rafforzamento delle infrastrutture (creando accessi agevoli per i mezzi di emergenza e punti di approvvigionamento idrico strategici per facilitare gli interventi di spegnimento). E’ legittimo chiedere che direzione abbiano preso le risorse, allora?
Per l’Ing. Michelangelo Esposito Mocerino, Delegato speciale GRE per Ecomafie, Agromafie e bonifica dei siti inquinati, “queste misure di lotta attiva sono fondamentali perché permettono di intervenire rapidamente e di contenere gli incendi prima che si diffondano in modo incontrollato, proteggendo così il patrimonio naturale e le comunità circostanti. Tuttavia, per essere efficaci, devono essere accompagnate da una buona pianificazione, risorse adeguate e collaborazione tra enti pubblici, volontari e cittadini. Il fatto che il Parco del Vesuvio sia stato più volte colpito da vari incendi, e stia tuttora bruciando, dimostra chiaramente che la gestione attuale è fallimentare. La mancanza di interventi di prevenzione, di piani di emergenza aggiornati e di risorse adeguate testimonia un totale disinteresse verso la tutela di un’area così preziosa. Cosa hanno fatto le autorità? Hanno preso sul serio il rischio di incendi boschivi? In tal senso chiediamo subito un incontro urgente con il sottosegretario Barbaro, quale delegato del governo sulle aree protette, dove chiediamo una commissione d’indagine con ampi poteri, affinché si possa far luce su questo incendio ed anche quello di sette anni fa”.
L’Arch. Michelina Caiazzo, Responsabile del GRE Campania, non lascia appelli: “chiediamo con fermezza che la Regione Campania si assuma la propria responsabilità e si impegni concretamente per cambiare rotta. È necessario mettere in atto tutte le misure di prevenzione possibili: potenziamento dei sistemi di sorveglianza, installazione di telecamere di controllo, campagne di sensibilizzazione rivolte alle comunità locali e ai visitatori, e un piano di intervento rapido ed efficace in caso di emergenza. Non possiamo più permetterci di perdere tempo: ogni giorno che passa senza azioni concrete aumenta il rischio di ulteriori danni irreparabili. Inoltre, chiediamo che vengano avviate indagini approfondite per individuare eventuali responsabilità e per garantire che chi ha contribuito a questa situazione, sia per negligenza che per dolo, venga chiamato a rispondere delle proprie azioni”.
“Ma non è solo il territorio vesuviano il terreno di confronto”, afferma l’Avv. Amilcare Troiano, già Vicepresidente della Federparchi e presidente dei Parchi nazionali del Vesuvio e del Cilento, oggi Responsabile nazionale Aree protette dei GRE, “poiché la tutela dei Parchi Nazionali e delle aree protette non può essere lasciata solo nelle mani di chi si improvvisa ‘ambientalista’ per fini politici. Serve un impegno reale, trasparente e duraturo soprattutto da parte del Ministero dell’Ambiente. E’ urgente rivedere la legge quadro in materia di incendi boschivi, la 353/2000, nel quadro della riforma della Legge quadro sulle aree protette, la 394/1991, sulla quale sta lavorando il Sottosegretario di Stato con delega alle aree protette Claudio Barbaro. Non si può più delegare la tutela dell’ambiente, della natura e della biodiversità a soggetti ‘distratti’. Potrebbe essere utile istituire un’agenzia nazionale che indirizzi, coordini, e monitori tutti gli Enti gestori delle aree protette, al fine di creare un vero e proprio sistema. Troppi sono i Parchi Nazionali che non hanno ancora il Consiglio Direttivo e, soprattutto, il Direttore”.
“I Parchi Nazionali meritano rispetto ed attenzione da parte della politica – conclude l’avv. Troiano – perché oltre a garantire la protezione dell’ambiente e della natura rappresentano un volano di sviluppo sociale, culturale ed economico delle Comunità che vi abitano, e non solo. Non possiamo più tollerare che un vero e proprio scrigno di biodiversità come quello del Parco Nazionale del Vesuvio, che è anche riserva della Biosfera MAB UNESCO, venga più volte violentato e distrutto. La natura non può essere tradita: bisogna agire con determinazione, responsabilità e lungimiranza”.
Con viva preghiera di cortese pubblicazione notizia!