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Sono trentaquattro le persone indagate nella maxi-indagine che questa mattina ha portato all’arresto di un avvocato di Napoli, Gianluca Piccirillo, e al divieto di dimora per altre otto persone tra cui due professionisti colleghi di Piccirillo. Una indagine che parte da lontano, nel 2014, e che vede al centro della truffa il civilista napoletano di 46 anni che era riuscito, secondo quanto ricostruito dalla Polfer di Napoli, coordinata dalla Procura partenopea, a creare un “sistema” in grado di confezionare su misura, per ottenere super risarcimenti, falsi incidenti stradali.

Era diventato l’incubo dell’azienda napoletana di mobilità riuscendo ad ottenere ben 22 risarcimenti danni per suo clienti che riferivano di essere stati investiti o tamponanti da autobus. In un caso addirittura, uno di essi, era in deposito nel giorno del presunto sinistro. Un giro molto vasto che coinvolge tantissime persone. C’è tra gli indagati anche un cancelliere del Tribunale che era entrato in “sintonia” con Piccirillo.

Le indagini sono state condotte tra il 2014 ed il 2015 successivamente ad una precedente attività della Procura della Repubblica di Roma, unitamente al Compartimento Polizia Ferroviaria del Lazio, sul traffico di marche da bollo false. Da quella attività emerse che nella città di Napoli uno dei principali utilizzatori di quelle marche era proprio l’avvocato Piccirillo. Le indagini svolte hanno permesso di appurare non solo  l’utilizzo delle marche da bollo false e/o contraffatte ma anche il sistema messo in piedi dal Piccirillo capace di produrre innumerevoli falsi sinistri stradali e ingenti somme di denaro.

Il sistema vede il Piccirillo avvalersi di numerosissimi fiancheggiatori, molti dei quali membri della sua stessa famiglia. Il modus operandi è sempre il medesimo ed è stato delineato esaminando gli automezzi coinvolti la dinamica dei sinistri e la ripetitività dei testimoni di comodo. Piccirillo ad ottobre era già stato arrestato. Fu scoperto dalla Guardia di Finanza mentre con una penna alterava gli importi di decreti ingiuntivi, così da cinquemila euro per esempio, diventavano di quindicimila.