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Al racket e al traffico di droga, la Camorra affianca la capacità di generare ingenti profitti anche tramite attività criminali a “basso rischio giudiziario”, dai tradizionali dei “magliari” del contrabbando al gaming illegale alle truffe telematiche e al controllo degli appalti, dalle aste giudiziarie, il ciclo dei rifiuti ed edilizia pubblica e privata fino alla nuova frontiera delle grandi frodi fiscali.

Lo sottolinea la Dia nella sua Relazione al Parlamento per il secondo semestre 2021, spiegando come questo ha trasformato da tempo i principali cartelli camorristici in vere e proprie “holding imprenditoriali”, parti integranti dell’economia legale supportate da legami personali, molto spesso parentali, e connivenze in ampi settori dell’imprenditoria e nella pubblica amministrazione.

Tutto questo rispecchia, per altro, quello che dagli stessi affiliati viene denominato il “Sistema”, ovvero – spiega la Dia – una struttura di coordinamento gestionale, con obiettivi comuni, finalizzato esclusivamente al perseguimento dell’illecito arricchimento. Tuttavia, resiste la “camorra dei vicoli e delle stese”, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga. Infatti, “la potenza economica delle organizzazioni criminali anche campane viene assicurata principalmente dal traffico di droga”.