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Napoli – L’ora x è scattata poco dopo le 11. A Scampia, nell’area nord di Napoli, la ruspa ha iniziato ad abbattere la vela Verde di Scampia. Il simbolo di quello che, nelle mente dei progettisti e dell’architetto Francesco di Salvo negli anni 70 doveva essere architettura popolare avveniristica ma che, invece, nella cruda realtà si è trasformato nel simbolo del degrado, della povertà e di Gomorra.
Alle 11.30 la speciale ruspa, che arriva con il proprio braccio meccanico ad un’altezza di 52 metri, comincerà a distruggere la Vela. L’area è stata recintata e messa in sicurezza. Molta la gente in strada che è giunta sul posto. Qualcuno intona dei cori. Ci sono le associazioni e i comitati dei cittadini. Presente anche il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris che ha fatto un discorso ai residenti: “Una giornata speciale per la città e per tutto i paese. Una data che simboleggia una narrazione diversa di un posto associato solo a Gomorra. Invece qui a Scampia c’è tanta gente onesta che vive in questo quartiere. Non tutti sanno cosa voglia dire aver la dignità di vivere in certi posti. Grazie a chi si è impegnato giorno dopo giorno sul territorio per rendere le cose migliori“.
Quella che sta per essere abbattuta è la quarta Vela delle 7 originarie. Le prime tre sono state abbattute tra il 1993 e il 2005, con quintali di esplosivo. La settima, la Vela Celeste, con i suoi 247 appartamenti, rimarrà invece in piedi, per ospitare gli uffici della Città Metropolitana e, per ora, gli abitanti della Vela Verde, fino a quando non saranno pronti i nuovi alloggi. Gli altri inquilini sono stati già trasferiti, ma per gli occupanti abusivi invece non ci sono soluzioni. Questa gente per il momento resterà per strada.
Il progetto si chiama Restart Scampia, vi confluiscono circa 107 milioni di euro tra fondi nazionali e risorse del Patto per Napoli, ed è gestito dal Comune di Napoli, che non ha voluto riparare, riqualificare, risistemare, ma intende proprio far ripartire il quartiere, azzerare tutto e ricominciare con un nuovo assetto urbanistico. Saranno gli stessi abitanti del quartiere a lavorare alla nuova Scampia, grazie a una clausola sociale che prevede appunto l’impiego di persone del posto.

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