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Napoli – Le ragioni sono legate al passato, ma lo scontro è vivo e presente. A innescare la miccia della polemica è una didascalia. Sembrerebbe una cosa da poco ma non lo è perché riguarda l’Inno del Regno delle Due Sicilie e perché è posta niente di meno che in una mostra del Museo di Capodimonte. Ovvero “Napoli Napoli, di lava, di porcellana e musica”

Scoppia così la polemica tra Neoborbonici, diverse associazioni culturali ed il Museo di Capodimonte, a Napoli. L’ Inno del Regno delle Due Sicilie – l’inno del Re – composto da Giovanni Paisiello nel 1787 viene attribuito invece nella didascalia posta al Museo ad un musicista dilettante, il barone siciliano Francesco Pisani. E viene inoltre fatto risalire al 1799.

In una lettera aperta al direttore del Museo di Capodimonte Sylvain Bellenger la Fondazione il Giglio ed il Movimento Neoborbonico accusano gli autori della Mostra di aver ignorato le fonti storiche e musicologiche che concordemente ritengono Paisiello, che fu Maestro di Cappella di Ferdinando IV di Borbone l’ autore della musica. “Anche la Fondazione Teatro San Carlo – si legge nella lettera – nella mostra per i 200 anni della morte di Paesiello, svoltasi nel 2016, ha ricordato la composizione dell’ Inno.

“Grave che un’ istituzione culturale di rilievo come il Museo di Capodimonte – dichiara Marina Carrese, presidente della Fondazione il Giglio – faccia affermazioni non supportate sulla Storia di Napoli e del Sud”. “Inoltre quale Stato– osserva il prof. Gennaro De Crescenzo , presidente del Movimento Neoborbonico – avrebbe affidato ad un musicista dilettante la composizione del proprio Inno che, per di più, secondo la mostra di Capodimonte sarebbe stato composto nel 1799 -aggiunge – cioè quando il Regno era occupato dai francesi ed a Napoli era stata instaurata la repubblica giacobina”. 

Scontro quindi per quella che è destinata ad entrare nella storia come la didascalia nella discordia.