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Ad inquinare sarebbero navi, traghetti ma anche camion circolanti nell’area portuale, e i dati sono allarmanti. In più, uno studio autorevole indica in centinaia i decessi a Napoli, correlati alle emissioni. Con le sue cifre choc, il caso del Porto irrompe nella Commissione comunale Salute e Verde, presieduta da Fiorella Saggese. In sala viene illustrata la relazione del chimico tedesco Axel Friedrich, tra i massimi esperti di qualità dell’aria. Ad affiancarlo c’è Anna Gerometta, presidente della onlus Cittadini per l’aria. Lunedì scorso lo studioso ha effettuato misurazioni nello scalo marittimo.

Sconsolante il risultato: “Sono rimasto scioccato quando mi sono accorto dei numeri che stavamo raccogliendo. Per quanto riguarda il biossido di azoto, sono i dati più alti che io abbia mai rilevato, partendo dalla Cina al Sudafrica, al Sudamerica o in altri porti europei”. Friedrich sottolinea che “abbiamo concentrazioni molto elevate di ossido di azoto”. Non meno preoccupanti i dettagli sul biossido di azoto. “L’unico motivo per cui non è altrettanto alto – spiega lo scienziato – è perché non c’era abbastanza ozono per fare la trasformazione, causa bassa pressione, con nuvole e un po’ di pioggia. Nonostante questa situazione, la media misurata in un’ora è stata di oltre 80 microgammi per metro cubo di biossido di azoto. Il limite medio annuo per questo inquinante è 40, anche se l’Oms ha indicato un limite annuo di 10 a tutela della salute”. Inoltre, “un altro inquinante cui si fa poco attenzione è il black carbon, associato a una serie di disturbi polmonari e riduzione dell’aspettativa di vita: nel porto di Napoli ho misurato 12.000 nanogrammi, nel mare non più di 2-300 nanogrammi”.

Gerometta riporta i dati sui decessi prematuri da inquinamento. “Secondo uno studio diffuso poche settimane fa sulle città europee dai ricercatori dell’Isglobal di Barcellona e del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea – riferisce -, a Napoli le emissioni navali contribuiscono con 466 morti all’anno per il particolato e con 332 per il biossido da azoto”. In aula il clima si fa plumbeo. Ai numeri, il consigliere Gennaro Esposito del gruppo Manfredi Sindaco lega la percezione visiva: “Dal finestrone della Sala dei Baroni si vedono le ciminiere da cui spesso esce fumo nero”.

Gerometta tira le prime somme: “Quanto misurato lunedì ci dice che la situazione non è migliorata rispetto al passato, nel 2019 al Molo Beverello ricordo che il conta particelle andò in tilt”. L’attivista invoca un sistema di tariffazione per l’accesso ai porti, graduabile sui livelli di inquinamento. “Una quota di 50 centesimi a passeggero – sostiene – sarebbe sufficiente per adottare sistemi di miglioramento delle navi”. La proposta raccoglie subito consensi in commissione. Catello Maresca, capo dell’opposizione consiliare, però ammonisce: “Il Comune può fare fino a un certo punto, il porto è competenza dell’autorità portuale. E la tassazione è questione di livello nazionale se non addirittura comunitaria”.

Il rimedio a medio termine, comunque, è individuato nel retrofitting. Tecnicamente, ammodernare le imbarcazioni. Ossia obbligarle a utilizzare carburanti più puliti e filtri per abbattere particolato e ossidi di azoto. Urgente è poi ritenuto elettrificare le banchine, per limitare l’inquinamento delle navi ferme nel porto. Senza trascurare strategie di medio e lungo periodo. “Alcuni porti già ora – avverte Gerometta – stanno decidendo di limitare gli accessi alle navi più inquinanti. Amsterdam ha deciso di togliere l’accesso a quelle da crociera”. Qui chissà cosa accadrebbe.