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Napoli – Da Maradona a Careca, passando per i più recenti Cavani e Higuain, con nel mezzo la nostalgica parentesi Lavezzi. Quelli menzionati sono solo alcuni dei tantissimi fenomeni sudamericani che hanno vestito la maglia azzurra del Napoli, con cui hanno scritto la storia a suon di gol, assist, record e trofei. E proprio di talenti sudamericani parliamo oggi, insieme ad un esperto in materia: Daniele Pagani (clicca qui).

Il baby Luka Romero, il decantato Cebolinha, la sorpresa Darwin Núñez: più che obiettivi, suggestioni di un mercato, quello che partirà ufficialmente a settembre, diverso dagli altri perché più breve e con un margine d’errore ridotto al minimo. Cristiano Giuntoli porterà all’ombra del Vesuvio anche uno di questi possibili craques o rimarranno solo rumors? In attesa di scoprirlo, vediamo cosa ne pensa Daniele Pagani.

Partiamo da Éverton Soares, o meglio Cebolinha. Nel maggio scorso il Napoli pareva a un passo, poi la battuta d’arresto. Paura di un Lozano bis, di un doppione (gioca da ala sinistra, come Insigne, ndr) o c’è dell’altro? Ma soprattutto: a ventiquattro anni il treno per l’Europa non dovrebbe essere preso al volo?

“A mio modo di vedere Éverton è un profilo su cui puntare ad occhi chiusi, attualmente lo colloco tra i tre migliori calciatori militanti nei campionati sudamericani. Chi dubita, vada a revisionarsi qualche gara della Seleção nella scorsa Copa América. Ha tecnica, rapidità di gamba e di pensiero, ma soprattutto si discosta dallo stereotipo del funambolo brasiliano, mettendo sullo scranno più alto la concretezza della giocata. Antepone l’efficacia all’edonismo, è incontenibile quando ingaggia l’uno contro uno. L’ipotetico dualismo con Insigne certamente non gioca a suo favore, ma il Napoli avrà pur sempre tre competizioni da disputare l’anno prossimo. Un aspetto non di poco conto.

Per quanto riguarda il discorso anagrafico invece, io ricordo di un Juninho Pernambucano giunto al Lione in punta di piedi a ventisei anni, vessato dalle critiche degli addetti ai lavori. Oggi, nel 2020, ricordiamo un centrocampista che ha realizzato un centinaio di gol con la maglia dell’OL: un simbolo del club ed un leader silenzioso, che nella visione di quelli che ne capiscono qualcosa di calcio non è stato solo un cecchino sui calci di punizione. L’età non sempre è un metro di giudizio adeguato per poter definire un giocatore. Si potrebbe dire la stessa cosa a tal proposito su Nacho Fernández del River Plate, giusto per proporre un parallelismo con l’Argentina: avrà anche raggiunto i trent’anni ormai, ma so per certo che farebbe comodo a molte squadre che ogni anno si qualificano alle competizioni europee, nei top campionati”.

Gli azzurri guardano anche al futuro e hanno messo gli occhi su Luka Romero, il classe 2004 che è diventato il più giovane esordiente nella storia della Liga. Lo chiamano “il mini Messi” perché nelle giovanili del Maiorca ha fatto sfracelli (230 reti in 108 gare, media di 2.13 reti a partita, ndr). Sarebbe l’acquisto giusto per la squadra Primavera azzurra, reduce da un’annata disastrosa, o le priorità dovrebbero essere altre?

“Dipende sempre dalle intenzioni della società, l’allestire un settore giovanile che sia competitivo in ogni categoria. Esistono diversi modelli. L’Atalanta semina e raccoglie i frutti, l’Inter negli ultimi anni invece sta invertendo la tendenza in termini di mentalità: il più delle volte, se cedono un talento mantengono il controllo sul cartellino, anche parziale attraverso dei gentleman agreement, come per Vanheusden allo Standard Liegi. In altri casi cedono a titolo definitivo, consapevoli della scelta compiuta. Poi vedi questi ragazzi raccogliere buoni risultati in Serie A, in Serie B, in Lega Pro, e non per forza bisogna mordersi le mani. Semplicemente, magari, quella era la scelta migliore per continuare un percorso di crescita. Non esiste un modello migliore, superiore. Esiste un modello più o meno funzionale, a seconda della politica adoperata e condotta dalla società.

Parlando di Romero, invece: ciò che ha fatto a livello giovanile non può che lasciar trasparire la sua manifesta superiorità nei confronti dei coetanei. In caso contrario non staremmo qui a parlare del più giovane esordiente nella storia della Liga. Le etichette, però, non vanno messe. Luka Romero deve poter essere Luka Romero, e non il prossimo Messi. È un discorso che mi e già capitato di fare, a margine di un’altra intervista in cui parlavo di Almada, sempre con lo spettro di Leo sullo sfondo. Certamente, comunque, sarebbe un acquisto importante per il Napoli Primavera. Alcuni talenti possono valere l’investimento, anche oneroso, soprattutto quando c’è il rischio di ritrovarseli tra quattro o cinque anni con un prezzo di cartellino decuplicato”.

Tra le idee suggestive di questo calciomercato estivo ci sarebbe anche Darwin Núñez, una delle maggiori sorprese della Segunda División con l’Almeria. Il costo è accessibile (15-20 mln, ndr), ma il classe ’99 è pronto per una big?

“Sicuramente Darwin ha disputato un ottimo campionato in Segunda Division e ha segnato in media un gol ogni due partite. Non a caso, Tabárez l’anno scorso gli ha regalato il debutto con l’Uruguay. Se consideriamo semplicemente il fattore età, sicuramente Núñez potrebbe rivelarsi un acquisto interessante sul medio e lungo termine. Se devo considerare le cifre, pensando che con qualche milione in più sul tavolo potresti portarti a casa un Nahuel Bustos, allora servono almeno un paio di riflessioni in più. Ciò non toglie che questo ragazzo abbia talento, fiuto del gol, intelligenza posizionale. Tutte caratteristiche, in particolare quest’ultima, che sono i requisiti fondamentali di una punta moderna”.

(Foto copertina Daniele Pagani – Cebolinha a cura di Alessio Giannone)