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Napoli – Fabio De Caro, napoletano, classe 1974, ha interpretato Malammore, uno dei personaggi più amati di Gomorra, la fiction che ha incollato gli italiani alla televisione. De Caro ha raccontato ad Anteprima24 sacrifici e successi, esperienze indimenticabili ed episodi da dimenticare. Venerdì scorso ha lasciato la serie tv di Sky ma da domani lo potremo vedere ancora in tv interpretare i panni di Gaetano Prisco, perfido strozzino di Un posto al sole.

Malammore è morto per mano di un’alleanza tra Ciro e Genny. Cosa ti ha dato questo personaggio?

Tutto. Ci ho messo più di 20 anni per avere un ruolo così e mi ha cambiato la vita. Il pubblico si è molto affezionato al mio personaggio e stanno protestando tutti ma è una scelta narrativa e per come si svilupperà la fiction, il pubblico capirà perché si prende tutt’altra strada. Bisogna capire che noi raccontiamo vite che difficilmente hanno futuro quindi non bisogna meravigliarsi che si faccia questa fine. Malammore mi ha dato tutto, adesso è tempo di fare altro“.

Hai fatto una lunga gavetta per arrivare fin qui. Quanto è stato difficile?

“E’ stato molto difficile. I momenti di sconforto ce li ho tutt’oggi. Questo è il mestiere più bello del mondo ma è un mestiere da precari. Bisogna essere forti, non mollare mai perché chi crede di avercela fatta poi non ce la fa. Bisogna essere sempre affamati e cercare di scegliere piano piano quello che è più adatto alle proprie caratteristiche attoriali. Nella mia vita lo studio è stato fondamentale“.

Ti hanno mai identificato con Malammore? Se sì, ti ha offeso?

Mi è successo spessissimo e la cosa mi offende e mi preoccupa allo stesso tempo perché non dovrebbe essere così. Nella vita faccio l’attore e oggi interpreto Malammore, domani interpreterò un nuovo personaggio. E’ la trasposizione tra finzione e realtà che mi ha colpito in prima persona. E’ anche successo che mi facessero entrare in un locale perché credevano fossi un camorrista e non un attore”. 

Quanto Gomorra fa bene alla città di Napoli?

Bisognerebbe vedere Gomorra solo come un prodotto di intrattenimento. Noi abbiamo scelto Napoli ma noi raccontiamo la malavita nel mondo. Poi bisogna riflettere su un dato: dopo l’uscita di Gomorra Napoli ha aumentato il numero di turisti raggiungendo dei record mai visti. Non voglio dire che il merito è di Gomorra però sono certo che non abbiamo fatto del male alla città“.

Quindi “purché se ne parli”?

Sì, più parli di queste cose e più hai la possibilità di combatterle. Il fatto di mettere la testa sotto al cuscino e far finta di niente non ha mai pagato. La camorra vive di silenzi, si regge sull’omertà. Girare una fiction, scrivere un libro ti consente di dare fastidio alla camorra e questo è l’importante“.