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“Forse prima di pensare a riprendersi il simbolo del Movimento, Beppe Grillo dovrebbe pensare a risarcire chi ha cacciato ingiustamente, come accaduto a Napoli nel 2016” – tuona la consigliera indipendente della Regione Campania, Marì Muscarà, già eletta con il Movimento 5 Stelle e da sempre critica verso le derive autoritarie del partito fondato da Grillo. La notizia è di pochi giorni fa: una sentenza del Tribunale di Napoli del 12 maggio 2025 ha condannato il vecchio M5S – di cui Grillo risulta ancora rappresentante legale – a risarcire quasi 60mila euro all’avvocato Roberta Ionta, uno dei 36 attivisti espulsi nel 2016 per aver semplicemente espresso dissenso in una chat privata su Facebook. “Erano attivisti, non militanti ciechi. E per questo sono stati messi alla porta – ricorda Muscarà – colpevoli solo di aver posto dubbi sull’allora gestione napoletana targata Fico, il quale fu rinominato da Grillo, il signor “c’aggia fa”. Una gestione che, evidentemente, faceva paura a chi voleva il controllo totale delle candidature e delle dinamiche interne.” La sentenza riconosce l’espulsione come illegittima e impone al Movimento e al suo fondatore un risarcimento per danni morali e perdita di chance. “È giustizia, sì, ma anche una pesante ammissione d’errori da parte di chi si riempiva la bocca di ‘democrazia diretta’ e poi espelleva chi osava parlare” – continua la consigliera. “Ora Grillo minaccia azioni legali per riappropriarsi del simbolo. Ma la vera preoccupazione – aggiunge con ironia – è un’altra: e se anche gli altri 34 espulsi, esclusa la ‘spia’, facessero causa? Sessantamila euro moltiplicato trentaquattro fa una cifra che potrebbe spiegare molte uscite nervose degli ultimi giorni…”

Nel 2016, quegli attivisti protestarono anche con uno sciopero della fame per denunciare l’ingiustizia subita. “Non dimentichiamo – conclude Muscarà – che chi oggi blatera di simboli e valori, ieri ha calpestato la dignità di chi quei valori li ha difesi davvero, con coraggio e coerenza. Il tempo, a quanto pare, comincia a presentare il conto.”

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