Forse la bimba non voleva star ferma, forse stava facendo dei capricci perché non voleva mangiare. Fatto sta che una educatrice di una scuola d’infanzia paritaria del quartiere Pianura di Napoli ha legato, nella mensa, la piccola alla sedia, con una sciarpa. Non si sa per quanto tempo la bimba sia rimasta così, per fortuna non ha riportato alcuna ferita. Ma quello che resta è la rabbia della mamma della piccola e anche della direttrice scolastica che quell’educatrice, assunta solo da quattro giorni, l’ha licenziata in tronco.
E’ stato proprio grazie alla segnalazione della mamma che i carabinieri sono arrivati nelle aule dell’asilo. Le era stato raccontato quanto accaduto il giorno prima e, spaventata, si è rivolta ai militari. La direttrice, intanto, aveva già preso provvedimenti e così la donna, rassicurata dal licenziamento, non ha nemmeno presentato la denuncia.
Da Sud al Nord, la storia oggi cambia poco. A Mantova, infatti, il Tribunale, su richiesta della Procura, ha notificato l’interdizione dall’esercizio della professione per la durata di un anno a sette educatrici di un asilo nido privato. Il provvedimento è arrivato al termine di una complessa indagine della Guardia di Finanza nei confronti del personale della struttura che ipotizza comportamenti “astrattamente riconducibili ad episodi di maltrattamenti”. L’indagine, iniziata oltre un anno fa con alcuni accertamenti fiscali, è stata condotta attraverso investigazioni ambientali, testimonianze dei genitori, una ventina, oltre che perquisizioni personali e domiciliari e acquisizioni informatiche e da telefoni cellulari.
La storia si ripete, dunque. Anche qualche anno fa, nel Napoletano, i bimbi furono legati con del nastro adesivo a quella che veniva chiamata la ‘sedia camomilla’: quella che, secondo la ricostruzione degli inquirenti della procura di Torre Annunziata, era la punizione riservata ai bambini più irrequieti da due maestre di una scuola di un centro del Napoletano.
E sulla sedia della vergogna i bambini di appena cinque anni, ma anche meno, non erano soltanto costretti a stare seduti, ma addirittura erano bloccati con del nastro adesivo intorno alle mani, con il viso rivolto verso una parete. La vicenda fu portata alla luce, anche quella volta, da due mamme che iniziarono a notare comportamenti inconsueti nei loro figli, come disturbi del sonno e incontinenza, presentando denuncia.
    E’ stato proprio grazie alla segnalazione della mamma che i carabinieri sono arrivati nelle aule dell’asilo. Le era stato raccontato quanto accaduto il giorno prima e, spaventata, si è rivolta ai militari. La direttrice, intanto, aveva già preso provvedimenti e così la donna, rassicurata dal licenziamento, non ha nemmeno presentato la denuncia.
Da Sud al Nord, la storia oggi cambia poco. A Mantova, infatti, il Tribunale, su richiesta della Procura, ha notificato l’interdizione dall’esercizio della professione per la durata di un anno a sette educatrici di un asilo nido privato. Il provvedimento è arrivato al termine di una complessa indagine della Guardia di Finanza nei confronti del personale della struttura che ipotizza comportamenti “astrattamente riconducibili ad episodi di maltrattamenti”. L’indagine, iniziata oltre un anno fa con alcuni accertamenti fiscali, è stata condotta attraverso investigazioni ambientali, testimonianze dei genitori, una ventina, oltre che perquisizioni personali e domiciliari e acquisizioni informatiche e da telefoni cellulari.
La storia si ripete, dunque. Anche qualche anno fa, nel Napoletano, i bimbi furono legati con del nastro adesivo a quella che veniva chiamata la ‘sedia camomilla’: quella che, secondo la ricostruzione degli inquirenti della procura di Torre Annunziata, era la punizione riservata ai bambini più irrequieti da due maestre di una scuola di un centro del Napoletano.
E sulla sedia della vergogna i bambini di appena cinque anni, ma anche meno, non erano soltanto costretti a stare seduti, ma addirittura erano bloccati con del nastro adesivo intorno alle mani, con il viso rivolto verso una parete. La vicenda fu portata alla luce, anche quella volta, da due mamme che iniziarono a notare comportamenti inconsueti nei loro figli, come disturbi del sonno e incontinenza, presentando denuncia.
 
            
 
		 
        








